Teramo: uniti sì, ma solo con Pescara
Parte da Atri, Pineto e Silvi la proposta di accorpare la Provincia di Catarra non con L’Aquila ma con quella di Testa
ATRI. Uniti sì ma con Pescara, la cui Provincia potrebbe in questo modo salvarsi dai tagli della "spending review". Da Atri, cittadina di confine da sempre proiettata verso Pescara piuttosto che verso la lontana Teramo, arriva una proposta già estesa alle "cugine" Pineto e Silvi.
Quella di far passare le tre cittadine del comprensorio del Cerrano, in vista di una possibile rimodulazione dei territori provinciali in Abruzzo, alla confinante Provincia di Pescara. Così facendo, Atri, Pineto e Silvi vedrebbero finalmente realizzato il progetto di unirsi anche istituzionalmente ed amministrativamente alla vicina Pescara, mentre quest'ultima potrebbe vedere scongiurato il taglio della sua Provincia e la fusione con quella di Chieti.
A lanciare l'idea è uno dei promotori del cambio di provincia per Atri, Pineto e Silvi, l'ex sindaco di Atri Mario Marchese. «Da sempre sostengo che passare alla provincia di Pescara ci garantirebbe notevoli vantaggi in settori strategici come la sanità, la viabilità, il commercio, il turismo e la cultura», afferma Marchese. «La Provincia di Pescara non può essere sacrificata, e può salvarsi grazie al passaggio ad essa di Atri, Pineto e Silvi, che di fatto già gravitano sull'area metropolitana Pescara-Chieti e non su Teramo. La Provincia teramana», rimarca Marchese, «non ha mai tenuto nella giusta considerazione l'estremo lembo meridionale del suo territorio. Basta vedere in quali disastrose condizioni versano le nostre strade provinciali, imparagonabili alle arterie provinciali del Pescarese, molto più moderne e ben tenute».
Marchese non è l'unico a vedere di buon occhio il cambio di provincia, tant'è che i consiglieri comunali d'opposizione stanno preparandosi a sottoporre la questione al consiglio comunale di Atri. «Sono pienamente convinta che Atri debba passare, unitamente a Pineto e Silvi, con Pescara», afferma decisa la consigliera indipendente Gabriella Liberatore, «è una questione di affinità storiche, sociali ed economiche. Porterò la questione al prossimo consiglio comunale, perché è arrivato il momento di esprimerci istituzionalmente al riguardo». Dello stesso avviso è Vincenzo Marcone, coordinatore dell'Idv ad Atri. «Senza ombra di dubbio», afferma il leader dei dipietristi atriani, «la scelta è per il passaggio alla provincia di Pescara o, in alternativa, per l'accorpamento ad un'eventuale nuova Provincia di Chieti-Pescara. La questione potrebbe essere elemento di discussone e proposta per la prossima tornata elettorale».
R oberto Marchione, segretario de La Destra ad Atri, lancia invece un'altra proposta, quella di arrivare a due province abruzzesi, una dell'interno, comprendente tutta la parte montana dell'Abruzzo, ed una costiera, per tutta la fascia litoranea della regione e l'immediato entroterra. «In questo modo», si dice convinto Marchione, «si darebbe seguito ad una più vasta area metropolitana Chieti-Pescara, che comprenderebbe tutta la fascia litoranea abruzzese, con indubbi vantaggi in termini di servizi e collegamenti». Anche sulla rete, soprattutto su Facebook, la questione del cambio di provincia per Atri, Pineto e Silvi è in questi giorni tornata alla ribalta, dopo i diversi sondaggi online già effettuati negli scorsi mesi. Uno di questi era stato avviato dal Comune di Silvi, ed il risultato era stato un plebiscito per il passaggio di Silvi alla Provincia pescarese.
In effetti il passaggio delle tre cittadine potrebbe essere un primo passo per pensare a un diverso accorpamento, non tra le Province di Teramo e l’Aquila, ma fra teramo e Pescara, ritornando a una situazione simile a quella precedente al 1927.
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