EUROPA

Abruzzo “sprecone” di fondi Ue, il consulente: “Problemi peggiorati con questa Giunta”

21 Marzo 2025

Secondo gli ultimi dati, l’Abruzzo è la regione con più fondi assegnati dall’Unione ma ancora non impiegati (80%). Per cercare di vederci chiaro, abbiamo contattato Flavio Boccia, consulente specializzato nel settore: “Rischiamo di perdere una grossa opportunità”

PESCARA. L’Abruzzo è il fanalino di coda tra le regioni italiane per l’utilizzo dei fondi europei. A dirlo è il dossier pubblicato domenica 5 febbraio dal quotidiano La Repubblica. Un record non invidiabile. Secondo i dati, la Regione è l’ultima per capacità di spesa dei fondi complessivi assegnati dall’Unione Europea. E’ la più “sprecona”, con l’80% dei fondi erogati ma ancora da impiegare, seguita da Campania (75%), Sicilia (72%), Puglia (66%) e Calabria (60%). 

Per vederci chiaro, il Centro ha contattato Flavio Boccia, professionista specializzato nella consulenza sui finanziamenti a fondo perduto, utilizzando i fondi strutturali, e nella consulenza sui fondi europei, sia diretti che indiretti.

Boccia, ci spiega cosa sono gli investimenti indiretti dell’Unione? 

Parliamo di finanziamenti che sono gestiti dalle autorità nazionali e regionali e comprendono quasi l'80% del bilancio dell'UE. Tra questi, ci sono i Fondi strutturali e d'investimento europei e il dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Tanti soldi che qui  non usiamo bene. 

L'Abruzzo ha un problema soprattutto con i fondi per il turismo e con quelli europei indiretti regionali per le imprese. Per come stanno le cose, il rischio è quello di perdere una grossa opportunità. Soprattutto ora, con il Pnrr. 

Che intende? 

Il piano ha lo scopo di favorire la crescita economica, la digitalizzazione, la creazione di nuovi posti di lavoro e accrescere la competitività del territorio. E invece andiamo a rilento. C’è il problema delle congiunture internazionali e quello delle mancanze che da anni denunciamo, mai risolte dalla passata Giunta e anzi peggiorate con questa gestione propagandistica e senza consistenza, orientata più al dire che al fare. 

Sta andando così male?

Dalla relazione di OpenPolis emergono segnali preoccupanti. Sono 8094 i progetti, per un valore complessivo di circa 5,4 miliardi di euro. Al momento siamo al 16% dell’erogazione dei fondi. Detto in altre parole, la stragrande maggioranza dei progetti non sono ancora partiti: anche qui toccherà correre. 

In effetti, è un discorso che vale per tutto il Paese.

E pensare che siamo noi a comunicare all’Unione come intendiamo spendere questi fondi indiretti prima di riceverli. E poi non li usiamo. 

E che fine fanno i soldi inutilizzati? 

Tornano indietro. Parliamo del 65% dell’ammontare complessivo. Ma le dirò di più.

L’ascolto.

Le erogazioni di fondi che vengono approvate spesso si risolvono nel nulla. Molte aziende preferiscono rinunciare. 

Le cause?

Sono diverse. C’è una questione di burocrazia, di lentezza dell’amministrazione, sia a causa dei paletti che vengono messi nei bandi statali e regionali sia perché non rispettano le esigenze delle imprese. Sono scritti male. 

Spieghiamolo meglio.

Le faccio un esempio. Pensi a “Resta al Sud”, l’incentivo per le nuove attività imprenditoriali e professionali che coinvolge anche l’Abruzzo. Il bando è sbagliatissimo, per tante cose. Devi acquistare necessariamente i macchinari e attrezzature nuovi, quando da un rivenditore autorizzato puoi comprarli a un quinto del prezzo. E poi c’è il problema dell’erogazione dei fondi in tranche.

Ovvero? 

Inizialmente l’imprenditore, che – va sottolineato – non ha esperienza, riceve un acconto di credito del 40%. Non va bene. Non puoi fare un acconto di credito del 40% a uno alle prime armi.

Qual è il problema?

Che per avere il resto dei soldi deve rendicontare le sue spese, fare istanza e, se tutto va bene, in sei mesi ottiene il resto dei soldi. Non è facile. La cosa giusta sarebbe dare tutto il capitale subito. 

Insomma, il sistema non funziona. 

Per come gestiamo noi le cose, no. Ma in altri Paesi europei sì. Otto start up su dieci in Italia non arrivano al secondo anno di vita. E Invitalia dice che il ritorno economico degli investimenti indiretti è dello 0.2%. Praticamente nulla. 

Le soluzioni?

Aumentiamo le pene se uno utilizza male i fondi, però diamoli tutti insieme. Poi bisogna dare una responsabilità penale ai funzionari. E inasprire le pene per chi prova a rubare fondi pubblici. Più di tutto, c’è una questione culturale a cui dobbiamo porre rimedio.

Che intende?

Mi riferisco soprattutto ai Comuni. Non hanno capito le criticità e che serve l’assistenza di professionisti per vincere i bandi.

E’ quello che fate voi, no? 

Si, ma è qualcosa che va oltre il mio lavoro. Vorrei aiutare questo Paese ad acquisire le competenze necessarie a sfruttare le opportunità che l’Ue offre. Ora abbiamo organizzato un corso a Bruxelles di europrogettazione, con rilascio di attestato universitario e crediti formativi. 

Quanto costa? 

E’ gratis! Siamo i primi in Europa ad offrire questo percorso di formazione perché cerchiamo di diffondere una cultura, di formare più persone per attirare più fondi verso la nostra nazione.