Alta adesione di studenti e prof abruzzesi alla protesta di Roma
Da L'Aquila, Chieti, Pescara e Teramo molti hanno aderito allo sciopero e diversi pullman sono arrivati a Roma per rinforzare l'Onda nazionale
L’AQUILA. Il numero più alto di adesioni alla manifestazione di Roma per lo sciopero del personale accademico si è registrato all’Aquila. In particolare le percentuali più elevate, tra docenti e amministrativi, sono state registrate a Ingegneria, con punte superiori al 60 per cento delle adesioni. Inoltre, quattro pullman di studenti sono partiti dall’Aquila per Roma e astensioni si sono avute nelle singole facoltà in occasione dello sciopero nazionale del personale accademico.
Ieri mattina la biblioteca e le aule informatiche della facoltà sono rimaste chiuse. Lettere e Filosofia, nell’ultimo giorno valido per la sessione di novembre, lo sciopero dei docenti causerà il rinvio di alcuni esami. Nella facoltà di biotecnologie, su 20 ore di lezione complessivamente previste, ne sono state svolte solo 11. Decine le astensioni tra i docenti di economia, così come tra gli ausiliari.
A psicologia ha aderito allo sciopero il 40% del personale amministrativo, come parte dei docenti. La segreteria della facoltà di Scienze a Coppito ha raccolto il 12% di adesioni scritte allo sciopero, ma la percentuale delle astensioni arriva fino al 20%. La situazione è del tutto analoga fra il personale amministrativo. Nessuna protesta è stata registrata in città. La gran parte degli studenti ha voluto partecipare in prima persona alla grande adunata di Roma. Circa 220 le persone coinvolte, a cui si sono aggiunte anche auto private.
Chieti-Pescara «Fatti non fummo a viver come bruti...». Ispirati dal canto XXVI dell’Inferno dantesco, gli studenti abruzzesi hanno puntato sulla cultura per contestare i decreti legge con cui il governo vuole ridurre nettamente l’autonomia della pubblica istruzione e si appresta a rivoluzionare l’assetto universitario. E al cartello che invita a «seguir virtute e conoscenza» i circa 300 studenti, docenti, ricercatori partiti dall’Abruzzo per partecipare alla mega manifestazione di Roma hanno associato slogan più ironici, ma strettamente connessi alla realtà della ricerca come i capelli riscresciuti al semicalvo premier. «Berlusconi, se hai i capelli lo devi alla ricerca», c’era scritto accanto allo striscione, «Facoltà di ribellarsi», espressione comune alla lotta contro i decreti legge organizzata in tutte le scuole e le università nazionali.
Dall’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara ieri mattina sono partiti due pullman strapieni di giovani e insegnanti, precari e studenti, oltre a una serie di auto private. «Ci siamo uniti a Roma Termini al corteo partito dall’università della Sapienza», racconta Donatello D’Arcangelo, portavoce del movimento studentesco teatino-pescarese, specializzando in storia della filosofia e insdegnante precario, «erano circa le 11 quando ci siamo inoltrati per via Cavour. Una manifestazione grandiosa, eravamo tantissimi, tutti molto motivati nel far valere le ragioni degli studenti universitari, ma non solo, anche di un’intera generazione, di chi lavora nella cultura e nell’istruzione».
Ecco la convergenza con i cortei che provengono da Tor Vergata, sede dell’università Roma 3, e dalla Bocca della verità. A piazza Venezia il serpentone si snoda e si divide. Una parte molto consistente si dirige verso Montecitorio dove manifesta con i girotondi e i cori fino alle 17, quando i cortei si parcellizzano e tanti tornano a casa, compresi gli abruzzesi ormai afoni per aver urlato tutto il giorno gli slogan. Oggi e domani ancora iniziative. Degli studenti della D’Annunzio resta a Roma una delegazione per partecipare, in mattinata, nell’aula magna della Sapienza, a un’assemblea plenaria e nel pomeriggio a un workshop su didattica, ricerca e formazione lavoro.
Teramo L’università di Teramo in prima linea nella protesta. Una nutrita delegazione del polo teramano ha partecipato ieri mattina alla manifestazione nazionale di Roma, ma già nei giorni scorsi l’ateneo aveva espresso il suo dissenso contro la legge 133 del ministro Gelmini.
A scendere in campo non sono stati solo gli studenti, ma anche ricercatori, professori e lo stesso rettore Mauro Mattioli. Niente blocco della didattica o occupazione, però. L’università teramana ha optato per altre forme di contestazione, puntando più sull’informazione. E così, organizzazioni studentesche e professori hanno preparato insieme, nelle diverse sedi del polo universitario, sit-in con momenti di approfondimento e di dibattito.
E a Veterinaria si è tenuto il convegno «L’università: luogo della conoscenza, luogo da conoscere», che ha visto la partecipazione del rettore Mauro Mattioli, di Luciano Modica, responsabile Università del Partito democratico, del presidente della Rete universitaria nazionale, Donato Montibello, e di Fausto Raciti, candidato a segretario nazionale dei Giovani democratici.
Non sono mancate neanche forme di protesta più creative con le lezioni in piazza. E martedì 11 novembre la contestazione ha invaso la città con un unico grande corteo che ha visto insieme universitari e studenti medi. La manifestazione si è conclusa con un incontro in prefettura fra una delegazione di studenti e il prefetto Francesco Camerino. Nel frattempo, in ateneo, il rettore Mattioli teneva un’assemblea generale di studenti, docenti e personale tecnico.
Ieri mattina la biblioteca e le aule informatiche della facoltà sono rimaste chiuse. Lettere e Filosofia, nell’ultimo giorno valido per la sessione di novembre, lo sciopero dei docenti causerà il rinvio di alcuni esami. Nella facoltà di biotecnologie, su 20 ore di lezione complessivamente previste, ne sono state svolte solo 11. Decine le astensioni tra i docenti di economia, così come tra gli ausiliari.
A psicologia ha aderito allo sciopero il 40% del personale amministrativo, come parte dei docenti. La segreteria della facoltà di Scienze a Coppito ha raccolto il 12% di adesioni scritte allo sciopero, ma la percentuale delle astensioni arriva fino al 20%. La situazione è del tutto analoga fra il personale amministrativo. Nessuna protesta è stata registrata in città. La gran parte degli studenti ha voluto partecipare in prima persona alla grande adunata di Roma. Circa 220 le persone coinvolte, a cui si sono aggiunte anche auto private.
Chieti-Pescara «Fatti non fummo a viver come bruti...». Ispirati dal canto XXVI dell’Inferno dantesco, gli studenti abruzzesi hanno puntato sulla cultura per contestare i decreti legge con cui il governo vuole ridurre nettamente l’autonomia della pubblica istruzione e si appresta a rivoluzionare l’assetto universitario. E al cartello che invita a «seguir virtute e conoscenza» i circa 300 studenti, docenti, ricercatori partiti dall’Abruzzo per partecipare alla mega manifestazione di Roma hanno associato slogan più ironici, ma strettamente connessi alla realtà della ricerca come i capelli riscresciuti al semicalvo premier. «Berlusconi, se hai i capelli lo devi alla ricerca», c’era scritto accanto allo striscione, «Facoltà di ribellarsi», espressione comune alla lotta contro i decreti legge organizzata in tutte le scuole e le università nazionali.
Dall’università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara ieri mattina sono partiti due pullman strapieni di giovani e insegnanti, precari e studenti, oltre a una serie di auto private. «Ci siamo uniti a Roma Termini al corteo partito dall’università della Sapienza», racconta Donatello D’Arcangelo, portavoce del movimento studentesco teatino-pescarese, specializzando in storia della filosofia e insdegnante precario, «erano circa le 11 quando ci siamo inoltrati per via Cavour. Una manifestazione grandiosa, eravamo tantissimi, tutti molto motivati nel far valere le ragioni degli studenti universitari, ma non solo, anche di un’intera generazione, di chi lavora nella cultura e nell’istruzione».
Ecco la convergenza con i cortei che provengono da Tor Vergata, sede dell’università Roma 3, e dalla Bocca della verità. A piazza Venezia il serpentone si snoda e si divide. Una parte molto consistente si dirige verso Montecitorio dove manifesta con i girotondi e i cori fino alle 17, quando i cortei si parcellizzano e tanti tornano a casa, compresi gli abruzzesi ormai afoni per aver urlato tutto il giorno gli slogan. Oggi e domani ancora iniziative. Degli studenti della D’Annunzio resta a Roma una delegazione per partecipare, in mattinata, nell’aula magna della Sapienza, a un’assemblea plenaria e nel pomeriggio a un workshop su didattica, ricerca e formazione lavoro.
Teramo L’università di Teramo in prima linea nella protesta. Una nutrita delegazione del polo teramano ha partecipato ieri mattina alla manifestazione nazionale di Roma, ma già nei giorni scorsi l’ateneo aveva espresso il suo dissenso contro la legge 133 del ministro Gelmini.
A scendere in campo non sono stati solo gli studenti, ma anche ricercatori, professori e lo stesso rettore Mauro Mattioli. Niente blocco della didattica o occupazione, però. L’università teramana ha optato per altre forme di contestazione, puntando più sull’informazione. E così, organizzazioni studentesche e professori hanno preparato insieme, nelle diverse sedi del polo universitario, sit-in con momenti di approfondimento e di dibattito.
E a Veterinaria si è tenuto il convegno «L’università: luogo della conoscenza, luogo da conoscere», che ha visto la partecipazione del rettore Mauro Mattioli, di Luciano Modica, responsabile Università del Partito democratico, del presidente della Rete universitaria nazionale, Donato Montibello, e di Fausto Raciti, candidato a segretario nazionale dei Giovani democratici.
Non sono mancate neanche forme di protesta più creative con le lezioni in piazza. E martedì 11 novembre la contestazione ha invaso la città con un unico grande corteo che ha visto insieme universitari e studenti medi. La manifestazione si è conclusa con un incontro in prefettura fra una delegazione di studenti e il prefetto Francesco Camerino. Nel frattempo, in ateneo, il rettore Mattioli teneva un’assemblea generale di studenti, docenti e personale tecnico.