CariChieti, missione compiuta
C’è il closing della cessione a Ubi. Nicastro: «Noi cavie per il bail-in, ma ne siamo usciti vivi»
ROMA. «Missione compiuta». Così il presidente delle good bank, Roberto Nicastro, esprime tutta la sua soddisfazione per il closing della cessione di Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti a Ubi. Una «traversata molto tempestosa» - la definisce una “Odissea” nella lettera che il Cda delle banche invia ai dipendenti - che ha però consentito «di condurre in porto» il salvataggio delle tre banche finite oggetto del più grande caso di bail-in sinora condotto a compimento in Europa. Gli istituti, spiega Nicastro in un'intervista all'Ansa, hanno fatto la parte di “cavie” per il bail-in in Europa, ma «le banche ne sono uscite vive». La normativa è stata «stravolgente nel rapporto con i portatori di interesse delle banche, è nata su presupposti corretti ma ora richiede molteplici aggiustamenti, in particolare sulla retroattività per le obbligazioni retail sulle quali si doveva pensare ad una soluzione diversa», suggerisce il presidente, che non fa nulla per nascondere le difficoltà riscontrate nel compito, soprattutto all'inizio. «Ho pensato di non farcela - ammette - a dicembre 2015, la situazione della liquidità era tesa e non ci aspettavamo la tempesta mediatica che è arrivata. Abbiamo passato un Natale di forte preoccupazione, poi piano piano abbiamo messo il progetto sui binari e siamo ripartiti». Gran parte del merito, Nicastro non si stanca mai di ripeterlo, va ai dipendenti: «siate orgogliosi del successo», gli scrive, perché sono loro i «vincitori principali: hanno lavorato senza tregua, li ho visti fare Natale, Ferragosto e Pasqua al lavoro, con lo stress di non sapere cosa succede». Ma spende parole positive anche per il fondo Atlante «per la determinante collaborazione» e «naturalmente per Bankitalia che ha guidato la risoluzione con grande determinazione e spirito di cooperazione». Ora il destino si chiama Ubi: una scelta, nata nel percorso di selezione gestito dagli advisor, non dettata dall'italianità a tutti i costi ma dalla logica. «In un processo competitivo è naturale che un operatore già presente sul mercato possa creare maggiori sinergie e un'offerta con più valore rispetto ad un operatore non presente in Italia», spiega ancora Nicastro. Nella lunga querelle sulle vere o presunte pressioni della politica nelle scelte sul mondo bancario, il presidente delle good bank, da banchiere, allontana le polemiche. «No, non ho mai avvertito ingerenze», quanto piuttosto tanta confusione nella qualità dell'informazione. «Però - sottolinea - nel dibattito politico e mediatico esterno abbiamo talvolta percepito più sterile litigiosità che concreta volontà di affrontare i problemi».