Torre de’ Passeri

Cesare Irace, l’ambasciatore di Arrostiland: «Dovete venire tutti, qui siamo una famiglia»

18 Aprile 2025

Cesare Irace, l’ambasciatore di Arrostiland, richiama all’appello gli abruzzesi per l’evento che quest’anno si svolgerà a Torre De’ Passeri il lunedì di pasquetta.

PESCARA. Come si chiamava il suo primo gruppo di Arrostiland ?

Profano! Si dice gregge. Comunque, è tempo di sfatare questo mito. Si chiamava Molisheep.

Aspetti. Mi sta dicendo che l’ambasciatore di Arrostiland non è abruzzese?

(ride, ndr) È proprio così. E siete stati voi a eleggere un molisano a mascotte dell’evento.

L’hanno votata?

Sono stato eletto “braciatore” dell’anno nelle prime due edizioni. È nato tutto così, a caso, mio malgrado e a mio merito.

Che cosa ha vinto?

Avrei dovuto ricevere una coppa, ma sto ancora aspettando che Fausto (Di Nella, l’organizzatore, ndr) me la porti.

Almeno ha avuto qualche benefit?

Mi diverto come un matto. Ora per avere una foto con me, se sei maschio dobbiamo berci un bicchiere di vino insieme; se sei femmina mi devi dare un bacio.

Lancia un appello a chi è indeciso se venire o meno?

Venite! Nell’89 è caduto pure il muro di Berlino, figurarsi se non cade quello di Torre de’ Passeri! E fate come sempre: divertitevi con rispetto.

Cesare Irace ti fa morire dal ridere. È la stella di Arrostiland. O meglio, di “Arrostiwood”. Come una sorta di Di Caprio della brace, durante l’evento chiunque lo incontra gli chiede di scattarsi una foto insieme. Domando quando si è accorto di essere diventato un simbolo e mi risponde: «Nel 2017, quando la mia “capogregge”, che si era occupata di fare le foto alla braciolata, il giorno dopo mi chiama e mi fa: “Cesare, io ho fatto 2.000 foto, in 1950 ci sei tu”».

Cosa è per lei Arrostiland?

Il rave più “fregno” d’Abruzzo. Perché è proprio così, ognuno si organizza da sè ma si condivide tutto. Siamo una grande famiglia.

Quest’anno l’evento si svolgerà a Torre de’ Passeri. E gli ingressi sono stati limitati a chi si iscrive come gregge.

Arrostiland è nato come evento inclusivo, non esclusivo. Gli anni scorsi abbiamo avuto sempre il doppio degli iscritti. Qua funziona che se sei in dieci fai la spesa per 500!

Esagera.

Sì, ma capisce cosa intendo. Fai due passi e qualcuno ti ferma e ti dice: «Assaggia questo formaggio che viene dalle parti mie», oppure «bevi questo vino che è della mia vigna». Abbiamo anche una funzione sociale.

Si riferisce al fatto che la festa è itinerante?

Cambiamo sede ogni anno, così facciamo scoprire ai turisti posti che altrimenti rimarrebbero sconosciuti. E l’organizzazione fa anche beneficenza.

Torniamo al capogregge, mi ha incuriosito. Mi spiega che cosa fa?

Sono quelli responsabili del proprio gruppo. L’organizzazione parla soprattutto con loro. E pensi che io sono diventato ambasciatore senza neanche esserlo mai stato!

Sarà per il suo fascino: ho visto un video in cui riesce a conquistare una ragazza offrendo un mazzo di rostelle.

Bello vero? Era il trailer di Arrostiland del 2018. La mia consacrazione.

È finito anche in tv.

Mi hanno chiamato a “Ciao Darwin”. Io ci sono andato perché mi diverto. Il resto non mi interessa.

Prima di diventare l’uomo copertina dell’evento cosa faceva?

All’inizio ero un barman. Dopo che dietro al bancone non sono più riuscito a entrare (ride di gusto, ndr) mi sono spostato in cucina, dove avevo più credibilità. Ma non mi piaceva quell’ambiente.

Che intende?

Sa, stipato là dentro mi sembrava di lavorare in fabbrica. Non so, forse proprio per il mio lavoro da barman, ma mi piaceva parlare con la clientela. E così mi sono buttato sulle sagre.

Mi racconta qualche aneddoto su Arrostiland.

Potrei raccontarne tante. Mi ricordo che una volta, era mattina presto, stavo preparando la brace quando ho visto un gruppo di persone che inseguiva un animale. E sa cosa era successo?

Sono curioso. Parli!

Qualcuno aveva avuto la brillante idea di venire con una gallina al guinzaglio e se l’era lasciata scappare. Una follia (ride fragorosamente, ndr).

Ancora, ancora! I lettori vogliono sapere.

Uno si era portato un pianoforte modificato a braciola. Cuoceva le rostelle come se suonasse il piano. E poi c’è stato quel gregge che si era portato un manichino che spillava il vino. Le lascio immaginare da dove sgorgasse...

Siete pazzi.

Ripeto: è il rave della gente “fregna”. Infatti vorrei fare un altro appello agli indecisi.

Prego.

Venite ad Arrostiland e vivete le perle che quest’esperienza regala. Dovete provarla, leggerlo sul giornale non basta.