Cgil spaccata? Le tute blu si scaldano anche in Abruzzo

9 Maggio 2014

La Fiom è solidale con Landini, dalla Val di Sangro le posizioni più decise: «Non vogliamo la scissione, ma rispetto». La controprova giovedì a Pescara

PESCARA. Un gigante dai piedi d’argilla, è stata definita la Cgil, impegnata nelle ultime fasi del lungo congresso durato sei mesi. Ma in provincia di Teramo il leader uscente Susanna Camusso ha i piedi ben piantati per terra. Il segretario generale della Camera del lavoro teramana, Alberto Di Dario e molti segretari di categoria condividono la sua impostazione. Fuori dal coro, prevedibilmente, il segretario della Fiom Giampiero Dozzi che appoggia Maurizio Landini.

«E’ un momento delicato per le organizzazioni sindacali e per la Cgil in particolare», commenta Di Dario, «sto con la Camusso perché è la segretaria della Cgil. Forse nel corpo elettorale è più “di moda” Landini, lui interpreta l'esigenza di cambiamento della gente. Comunque sia, è basilare che tutto avvenga in un confronto aperto. Certo, la guerra interna per far prevalere l'uno l'altro in questa fase l'avrei risparmiata».

Silvio Amicucci segretario provinciale Fillea spiega così il perché è pro-Camusso: «Il motivo più importante è che abbiamo bisogno di più confederalità per rimettere insieme tutti i problemi del lavoro e dei lavoratori che sono stati massacrati. Landini ha una visione parziale, tutta Fiom».

Secondo Corrado Peracchia, segretario della Flai, la politica di Landini è arcaica: «Con quella politica lì non mi ci rivedo, la trovo fuori dai tempi e non dà la risposte che occorrono in questo particolare momento». Di diverso avviso è Giampiero Dozzi, segretario Fiom: «Io sto con Landini perché le battaglie bisogna farle. Si può vincere o perdere, ma le battaglie sul diritto al lavoro bisogna farle. Purtroppo sulle pensioni per rincorrere l’unità sindacale a tutti i costi non si è vista una battaglia. Anche sulla riforma Fornero, sull'articolo 18, sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Sulle pensioni si è fatto un inadeguato sciopero di 3 ore. La Fiom ha invece scioperato 8 ore. Il valore delle lotte della Fiom dentro Fiat è in coerenza rispetto a quello che è accaduto prima, durante e dopo. L'immagine della Cgil nell'opinione pubblica dipende da queste battaglie coraggiose. Poi, sono d'accordo su quello che la segretaria sta facendo sulla deregulation completa al contratto a tempo determinato, che non creerà posti di lavoro».

Nessuna scissione a livello aquilano. Dal congresso di Rimini il segretario provinciale Cgil Umberto Trasatti dice che nel sindacato c’è dialettica interna. A Rimini c’è anche il segretario regionale Fiom, Alfredo Fegatelli, che concorda sulla gestione unitaria e aggiunge: «Al momento non ci sono schieramenti, usciamo da una gestione unitaria e speriamo di mantenerla. I documenti usciti dal congresso del resto non affrontano le tematiche che hanno diviso a livello nazionale».

LA VAL DI SANGRO. «La Fiom della provincia di Chieti è quasi tutta dalla parte di Maurizio Landini». Non ha dubbi a schierarsi Davide Labbrozzi, segretario Fiom-Cgil teatina. Nella scissione avvenuta nel congresso di Rimini, gli iscritti e dirigenti teatini del sindacato stanno, secondo i dati dello stesso Labbrozzi, «il 2% con la Cgil, il 10% con la mozione di Giorgio Cremaschi (Fiom) e il resto con Landini». «Ci sono principi e regole che non vanno sottaciute nè derogate», sottolinea Labbrozzi, «quello che si sta proponendo è un sindacato diverso, che si sta uniformando alla Cisl e alla Uilm, che non vuole più essere conflittuale. Tutto in nome della globalizzazione e delle nuove regole di mercato. Ma i diritti non vanno globalizzati e la globalizzazione va governata, non assecondata».

In particolare Labbrozzi non apprezza la nuova linea Cgil di derogare in alcuni casi al contratto nazionale, di firmare un testo unico e di prevedere sanzioni per delegati e organizzazioni sindacali. «Si sta combattendo una lotta di classe senza che ce ne accorgiamo», rimarca Labbrozzi, « poteri forti che si coalizzano a danno di quelli deboli».

L’ESAME DI PESCARA. I delicati equilibri tra Fiom e Cgil saranno messi alla prova a Pescara, tra una settimana, quando si riunirà il direttivo per eleggere i membri della segreteria della Camera del lavoro provinciale. Se Emilia Di Nicola, leader nel capoluogo adriatico, respinge qualsiasi ipotesi di spaccatura e invita gli iscritti all’unità, è il segretario provinciale della Fiom Luigi Marinucci, invece, a insistere sulla necessità di avvicinarsi «ai lavoratori, alle fabbriche e alle mille persone che si riconoscono nel nostro quadrato rosso».

Giovedì 15 dovranno essere nominati i segretari confederali . «E’ una data importante ed è ovvio che la rottura a livello nazionale tra Fiom e Cgil peserà anche dalle nostre parti», prevede Marinucci, «sono d’accordo che uniti si vince, con Emilia Di Nicola siamo amici, la rispetto e per questo siamo disponibili a ragionare. Ma vorremmo che la Cgil smetta di essere un sindacato dei servizi e si avvicini di più ai problemi concreti dei lavoratori». «La pluralità delle idee è importante», ribadisce Di Nicola, «ma specialmente in questo momento è importante rimanere uniti e superare le divaricazioni. Sono sicura che riusciremo a farlo». (hanno collaborato

Daria De Laurentiis

e Ylenia Gifuni)

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