CIVITAQUANA
Chiude oggi l'Arrosticiere in Piazza / FOTOGALLERY
Viaggio alle origini dell'arrosticino fatto a mano, simbolo per eccellenza della cucina agropastorale abruzzese, con esibizioni di cottura primitiva su file di mattoni
CIVITAQUANA. Nel cuore dell’Abruzzo, nella terra dei Vestini, alle falde del Gran Sasso sud – orientale, in un’area del Pescarese compresa fra i Comuni di Catignano, Civitaquana, Carpineto della Nora, Brittoli, Civitella Casanova e Villa Celiera, dove anticamente passava un importante tratturo, via di comunicazione dei pastori transumanti, nascerebbe e sarebbe stato perfezionato l’arrosticino fatto a mano, il piatto simbolo per eccellenza della cucina agropastorale abruzzese, ora famoso anche fuori regione e all’estero.
Secondo i racconti popolari, tramandati oralmente da generazione a generazione, alcune famiglie di pastori e allevatori decisero di stanziarsi nella zona per vendere la carne di pecora in strada, soprattutto nei giorni di festa, delle fiere, delle ricorrenze e dei mercati, tagliandola e arrostendola tra due file di mattoni sui carboni con un ceppo di legno di sanguinella o di olivo. Chiude oggi, a Civitaquana (Pescara), la II Edizione de L’Arrosticiere in Piazza, ideato dalla famiglia Ginestrino col patrocino del Museo delle Genti d’Abruzzo. Una rievocazione storica, folcloristica e gastronomica sull’origine dell’arrosticino cotto con la tecnica primitiva. L’evento è organizzato dalla famiglia Ginestrino, eredi dei macellai di Civitaquana che furono i primi a essere immortalati nel 1930 dalla macchina fotografica degli antropologi svizzeri Paul Scheuermeier e Gerhard Rohlfs (venuti in Abruzzo a studiare usi e costumi delle popolazioni locali), mentre cuocevano con il primordiale arrosticiere in pietra la carne di pecora infilata a pezzetti sui bastoncini. La signora che (nella foto) cuoce gli arrosticini e il macellaio che taglia la carne sarebbero i nonni dei cugini Fabio Ginestrino (ristoratore di Civitaquana) e di Loredana Ginestrino (imprenditrice del settore tipografico a San Giovanni Teatino). La foto è attualmente ritratta nella copertina del libro Gli Abruzzi dei Contadini (1923 – 1930), Textus Edizioni, che raccoglie la documentazione fotografica dei due studiosi svizzeri. Si legge nella nota di commento alla foto nel libro, L’arrosticiere in piazza: "Il grande giorno di festa un macellaio ha montato il suo forno da campo a fianco alla chiesa (vedi il rilievo romanico sul muro della chiesa ! ). Tra alcuni mattoni ha acceso un fuoco di lignite e sopra dispone rametti di olivo e sanguinello lunghi 30 – 35 cm, sui quali ha infilzato 6-8 piccoli La carne salata viene arrostita nel proprio grasso. 1 spedarell costa 30 centesimi. Il macellaio taglia con accetta e coltello i pezzi di carne sulla panca; la donna ravviva il fuoco con il ventaglio di cartone. Sul muro della chiesa è appesa la pecora sotto un telo. La sera tutto è stato mangiato e si è fatto un buon affare”.
Ecco il programma dell'ultima giornata odierna: alle 9, dimostrazioni di arti e mestieri; 11.30, intervento del Museo delle Genti d’Abruzzo; ore 12.30 e 16.30, primitiva cottura degli arrosticini e spettacoli folcloristici in piazza e lungo le vie del Paese.