Consulenze d’oro per la strada fantasma
Uno studio geologico costato solo 2.520 euro valutato 168mila. Il Gip: è la nuova forma di corruzione: gonfiate le cifre, uno studio geologico passato da 2.500 a 168 mila euro. I funzionari pubblici furono retribuiti per il lavoro progettuale svolto dall’impresa Toto
PESCARA. Uno studio geologico costato 2.520 euro per il quale venne chiesto il pagamento di 168 mila euro: era inserito in una delle due relazioni fatturate poco più di 50 mila euro e lievitate fino 308 mila euro. Così, secondo la procura di Pescara, le società consulenti del commissario per la realizzazione della strada Mare-Monti avrebbero aumentato gli introiti: prima subappaltando l’attività, a costi di mercato, a imprese terze, quindi gonfiando le richieste di compenso all’Anas.
È la ricostruzione di un enorme giro di soldi quello fatto dal gip Luca De Ninis nell’ordinanza di custodia cautelare che lunedì ha portato in carcere Carlo Strassil, ingegnere e consulente per la ricostruzione all’Aquila, nell’inchiesta sulla strada fantasma di Penne condotta dal pm Gennaro Varone. Venerdì Strassil sarà interrogato a Pescara, dove arriverà dal carcere di Regina Coeli. Nuovi documenti sono stati acquisiti due giorni fa nella sua casa di Roma e nei suoi uffici, compresi quelli degli incarichi del dopo-terremoto, carte che ora saranno passate al setaccio.
Dodici gli indagati: tra questi, l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, all’epoca presidente della Provincia, e gli imprenditori Carlo, Paolo e Alfonso Toto.
I soldi che girano in questa storia sono i soldi che la Toto spa riceve per il presunto danno derivante dal cantiere bloccato, con una sospensione «auto-provocata», 1.700.000 euro più Iva. E quelli percepiti da tre pubblici ufficiali, per un lavoro che sarebbe stato svolto dalla ditta appaltatrice, ovvero «limitandosi a una sommaria rielaborazione degli atti forniti dall’impresa»: il commissario Valeria Olivieri per 80 mila euro, 30 mila dei quali «per spese fittizie»; Fabio De Santis, ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana e all’epoca responsabile unico del procedimento, per 33 mila euro; Strassil per «l’incredibile importo» di 2.245.460.
«CORRUZIONE EVOLUTA». Per il gip si delinea «una forma evoluta di corruzione, più moderna e raffinata e sicuramente di più alto impatto lesivo per l’interesse pubblico». Non è più il passaggio di una semplice «mazzetta», dice «ma la tangente viene corrisposta all’impresa “in natura”, ovvero con lo svolgimento del lavoro tecnico-professionale del pubblico ufficiale, ma viene poi monetizzata dall’ente pubblico attraverso il pagamento dei loro ragguardevoli compensi, peraltro ampiamente gonfiati».
Poi ci sono i soldi che entrano nelle tasche delle società di consulenza scelte dal commissario straordinario. Innanzitutto la Ricerche e Laboratori (R&L), riconducibile al figlio di Strassil, a cui vengono liquidati 308 mila euro a seguito di un incarico affidato «fuori da ogni evidenza pubblica» con una determina che sarebbe stata redatta dallo stesso Strassil: le consulenze sarebbero state subappaltate ad altre due società e pagate rispettivamente 26 mila e 24 mila euro, un sesto dell’importo finale. Nella sede della Cra spa di Strassil gli agenti del Corpo forestale avrebbero rinvenuto un file conterebbe il raffronto tra i costi effettivamente sostenuti e quelli da riportare nella richiesta di compenso all’Anas. Infine ci sono i soldi corrisposti alla Archingroup di Paolo Cuccioletta, 171 mila euro: un incarico «esistente solo sulla carta» perché le prestazioni richieste sarebbero state in realtà assolte dalla Toto e dall’Aca.
IL PROGETTO FANTASMA. Strassil avrebbe ricevuto anche un altro vantaggio, questa volta dal privato, attraverso quella che per l’accusa è una società-schermo, cioè l’Ics: la ditta a cui la Toto avrebbe affidato la redazione per il progetto costruttivo per un importo di 300 mila euro.
Per l’accusa si tratterebbe di «una remunerazione illecita»: la Toto, si legge nell’ordinanza, possiede un ufficio tecnico «con progettisti altamente qualificati», tant’è che il progetto costruttivo della Mare-Monti viene scoperto nel file di un dipendente, mentre «nell’anagrafica di cantiere il progettista è indicato nella persona di Carlo Strassil». Dunque, la Toto spa avrebbe redatto il progetto, ma avrebbe fatto apparire che a predisporlo era stato Strassil, mentre l’ingegnere, scrive il gip, «non avrebbe dovuto, nella sua qualità di consulente del commissario straordinario, intrattenere rapporti con l’impresa».
A questa scoperta gli investigatori della Forestale, coordinati dal comandante Guido Conti, arrivano soprattutto seguendo le tracce rimaste nei computer: file ed e-mail che aiutano a ricostruire il quadro di una vicenda definita di «criminalità economica inquietante».
LE PROVE NEI COMPUTER. È grazie ai documenti rintracciati nei computer e ai documenti sequestrati che verrebbe dimostrato «con altissimo grado di probabilità che la perizia di variante fu decisa e redatta dai tecnici della Toto spa, in esecuzione di un progetto iniziale “sponsorizzato” dal presidente della Provincia Luciano D’Alfonso». Dai documenti emergerebbe che l’impresa considerava il progetto da rifare fin dal luglio 2001 (nello stesso mese viene firmata la convenzione con l’Anas): per l’accusa, la modifica progettuale sarebbe stata preordinata e sarebbe servita all’impresa «per recuperare l’antieconomico ribasso praticato» (il 31%). È così che il 4 febbraio 2002 i lavori vengono sospesi con una motivazione «pretestuosa e falsa», in modo da porre le condizioni per la variante. Ad avanzare la richiesta di autorizzazione per la perizia di variante, con modifica del quadro economico che viene aumentato di quasi un quinto, sino a 20.200.000 euro e 8.100.000 per somme a disposizione, è Roberto Lucietti, responsabile Anas del procedimento, il 2 aprile. Quel documento, dice l’accusa, sarebbe stato redatto non dal funzionario pubblico, ma dalla Toto: un file ritrovato nel notebook sequestrato a un dipendente della società infatti conterebbe una bozza «con la gran parte del testo assolutamente identica» e identici importi. Nel computer di Carlo Toto, inoltre, sarebbero stati ritrovati file che dimostrerebbero che l’imprenditore poteva contare sulla «piena disponibiltà» di Lucietti e di un altro funzionario Anas: come una mail diretta alla segretaria di Toto contenente una relazione già predisposta per la firma dei due funzionari che, tra l’altro, in un appunto manoscritto, apparirebbero come destinatari di regali da parte dell’impresa.
È la ricostruzione di un enorme giro di soldi quello fatto dal gip Luca De Ninis nell’ordinanza di custodia cautelare che lunedì ha portato in carcere Carlo Strassil, ingegnere e consulente per la ricostruzione all’Aquila, nell’inchiesta sulla strada fantasma di Penne condotta dal pm Gennaro Varone. Venerdì Strassil sarà interrogato a Pescara, dove arriverà dal carcere di Regina Coeli. Nuovi documenti sono stati acquisiti due giorni fa nella sua casa di Roma e nei suoi uffici, compresi quelli degli incarichi del dopo-terremoto, carte che ora saranno passate al setaccio.
Dodici gli indagati: tra questi, l’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, all’epoca presidente della Provincia, e gli imprenditori Carlo, Paolo e Alfonso Toto.
I soldi che girano in questa storia sono i soldi che la Toto spa riceve per il presunto danno derivante dal cantiere bloccato, con una sospensione «auto-provocata», 1.700.000 euro più Iva. E quelli percepiti da tre pubblici ufficiali, per un lavoro che sarebbe stato svolto dalla ditta appaltatrice, ovvero «limitandosi a una sommaria rielaborazione degli atti forniti dall’impresa»: il commissario Valeria Olivieri per 80 mila euro, 30 mila dei quali «per spese fittizie»; Fabio De Santis, ex provveditore alle Opere pubbliche della Toscana e all’epoca responsabile unico del procedimento, per 33 mila euro; Strassil per «l’incredibile importo» di 2.245.460.
«CORRUZIONE EVOLUTA». Per il gip si delinea «una forma evoluta di corruzione, più moderna e raffinata e sicuramente di più alto impatto lesivo per l’interesse pubblico». Non è più il passaggio di una semplice «mazzetta», dice «ma la tangente viene corrisposta all’impresa “in natura”, ovvero con lo svolgimento del lavoro tecnico-professionale del pubblico ufficiale, ma viene poi monetizzata dall’ente pubblico attraverso il pagamento dei loro ragguardevoli compensi, peraltro ampiamente gonfiati».
Poi ci sono i soldi che entrano nelle tasche delle società di consulenza scelte dal commissario straordinario. Innanzitutto la Ricerche e Laboratori (R&L), riconducibile al figlio di Strassil, a cui vengono liquidati 308 mila euro a seguito di un incarico affidato «fuori da ogni evidenza pubblica» con una determina che sarebbe stata redatta dallo stesso Strassil: le consulenze sarebbero state subappaltate ad altre due società e pagate rispettivamente 26 mila e 24 mila euro, un sesto dell’importo finale. Nella sede della Cra spa di Strassil gli agenti del Corpo forestale avrebbero rinvenuto un file conterebbe il raffronto tra i costi effettivamente sostenuti e quelli da riportare nella richiesta di compenso all’Anas. Infine ci sono i soldi corrisposti alla Archingroup di Paolo Cuccioletta, 171 mila euro: un incarico «esistente solo sulla carta» perché le prestazioni richieste sarebbero state in realtà assolte dalla Toto e dall’Aca.
IL PROGETTO FANTASMA. Strassil avrebbe ricevuto anche un altro vantaggio, questa volta dal privato, attraverso quella che per l’accusa è una società-schermo, cioè l’Ics: la ditta a cui la Toto avrebbe affidato la redazione per il progetto costruttivo per un importo di 300 mila euro.
Per l’accusa si tratterebbe di «una remunerazione illecita»: la Toto, si legge nell’ordinanza, possiede un ufficio tecnico «con progettisti altamente qualificati», tant’è che il progetto costruttivo della Mare-Monti viene scoperto nel file di un dipendente, mentre «nell’anagrafica di cantiere il progettista è indicato nella persona di Carlo Strassil». Dunque, la Toto spa avrebbe redatto il progetto, ma avrebbe fatto apparire che a predisporlo era stato Strassil, mentre l’ingegnere, scrive il gip, «non avrebbe dovuto, nella sua qualità di consulente del commissario straordinario, intrattenere rapporti con l’impresa».
A questa scoperta gli investigatori della Forestale, coordinati dal comandante Guido Conti, arrivano soprattutto seguendo le tracce rimaste nei computer: file ed e-mail che aiutano a ricostruire il quadro di una vicenda definita di «criminalità economica inquietante».
LE PROVE NEI COMPUTER. È grazie ai documenti rintracciati nei computer e ai documenti sequestrati che verrebbe dimostrato «con altissimo grado di probabilità che la perizia di variante fu decisa e redatta dai tecnici della Toto spa, in esecuzione di un progetto iniziale “sponsorizzato” dal presidente della Provincia Luciano D’Alfonso». Dai documenti emergerebbe che l’impresa considerava il progetto da rifare fin dal luglio 2001 (nello stesso mese viene firmata la convenzione con l’Anas): per l’accusa, la modifica progettuale sarebbe stata preordinata e sarebbe servita all’impresa «per recuperare l’antieconomico ribasso praticato» (il 31%). È così che il 4 febbraio 2002 i lavori vengono sospesi con una motivazione «pretestuosa e falsa», in modo da porre le condizioni per la variante. Ad avanzare la richiesta di autorizzazione per la perizia di variante, con modifica del quadro economico che viene aumentato di quasi un quinto, sino a 20.200.000 euro e 8.100.000 per somme a disposizione, è Roberto Lucietti, responsabile Anas del procedimento, il 2 aprile. Quel documento, dice l’accusa, sarebbe stato redatto non dal funzionario pubblico, ma dalla Toto: un file ritrovato nel notebook sequestrato a un dipendente della società infatti conterebbe una bozza «con la gran parte del testo assolutamente identica» e identici importi. Nel computer di Carlo Toto, inoltre, sarebbero stati ritrovati file che dimostrerebbero che l’imprenditore poteva contare sulla «piena disponibiltà» di Lucietti e di un altro funzionario Anas: come una mail diretta alla segretaria di Toto contenente una relazione già predisposta per la firma dei due funzionari che, tra l’altro, in un appunto manoscritto, apparirebbero come destinatari di regali da parte dell’impresa.
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