Cresa: ripresa lenta in Abruzzo

22 Luglio 2011

Il rapporto del Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali

L'AQUILA. Una ripresa lenta e flebile nei numeri. In sintesi, questa è l'immagine che emerge dal rapporto 2010 dedicato a «Economia e società in Abruzzo» appena pubblicato dal Cresa, il Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali. L'Abruzzo, affetto da fragilità strutturali aggravate dalle profonde modificazioni indotte dal terremoto del 2009, stenta ad agganciare la ripresa economica. E anche se il Pil regionale torna a crescere, dopo la caduta libera del 2009, lo fa a velocità ridotta.

La pubblicazione del Cresa può essere un valido strumento di conoscenza per approfondimenti e riflessioni, «anche per chi è chiamato a prendere decisioni per il futuro di questa regione», come sottolineano nella prefazione il direttore dell'ente, Francesco Prosperococco, e il presidente, Lorenzo Santilli. Su questo fronte, Santilli invoca più coesione e confronto, fra parte politica e mondo economico. E c'è chi, come il professore Piergiorgio Landini ritiene ormai inevitabile un ridisegno della struttura amministrativa del territorio, suggerendo l'unione fra i comuni. Landini, con i colleghi Giuseppe Mauro e Pierluigi Properzi, siede nel Comitato scientifico del Cresa. Partendo dai numeri, in Abruzzo aumentano le esportazioni, i cui effetti sull'aumento del Pil sono tuttavia mitigati da un consistente incremento delle importazioni. L'intero sistema economico mostra segni incerti di ripresa: modeste sono le le performance dell'industria e dei servizi e negative quelle delle costruzioni. Permane fortemente critico l'andamento del mercato del lavoro, con la contrazione del numero degli occupati e il sempre più evidente radicamento del precariato. L'effetto domino di questa situazione di incertezza si vede chiaramente nella scarsa vitalità demografica: la popolazione non cresce e tende ad invecchiare. In questo quadro, spicca un dato positivo: il sistema delle imprese registra un saldo positivo, trainato dalla provincia dell'Aquila, dove nel primo semestre del 2011 sono nate 327 nuove imprese.

Secondo Landini, «il ricorso alla figura dell'unione di comuni può essere uno strumento capace di garantire maggiore efficienza ed efficacia all'azione pubblica, e al tempo stesso salvaguardare l'identità culturale dei singoli comuni, anche di quelli più piccoli».

«Occorre», cocnlude Landini, «un salto di qualità della governance territoriale».
Per Giuseppe Mauro, va sostenuto l'incremento dell'occupazione femminile, «in grado di far aumentare reddito, sicurezza e stabilità familiare e portare ad un innalzamento dei tassi di natalità, alla crescita dei consumi e all'esternalizzazione dei servizi. Ad oggi in Abruzzo c'è ancora un gap enorme, di circa 24 punti, tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile».

Nell'attuale fase congiunturale, Pierlugi Properzi propone politiche di stabilizzazione, piuttosto che di trasformazione: affrontando il tema della ricostruzione post-sisma, mette in evidenza come «gli strumenti straordinari dell'emergenza si contrappongono a quelli ordinari, senza la mediazione di una governance ben temperata».

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