Abruzzo

Dazi, le minacce di Trump e l’Abruzzo: perché è a rischio l’export dei prodotti della nostra regione

24 Marzo 2025

Gli effetti dei dazi Usa fanno tremare l’economia dell’Abruzzo. Guidano la lista il farmaceutico dell’Aquilano e l’Automotive in Val di Sangro

L'Abruzzo rischia grosso. I dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump fanno tremare l'economia regionale. Il motivo è semplice: la dimensione economica dei prodotti che oltrepassano l'Oceano è condizionata da pochi settori merceologici. Decima in classifica nazionale, la regione Abruzzo concentra il 62,7% delle esportazioni in una decina di prodotti. Senza considerare che la voce merceologica italiana più venduta al mondo è rappresentata da medicinali e farmaci. Seguiti da macchine e autoveicoli: esattamente il cuore dell'export abruzzese con il distretto farmaceutico dell'Aquilano e quello dell'automotive nella Val di Sangro. Non a caso L'Aquila risulta la provincia italiana che esporta di più verso gli Stati Uniti. Quella che, se verranno alzate barriere economiche d'ingresso, sarà più penalizzata. L’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre restituisce la misura esatta dell’indice di diversificazione di prodotto dell’export nelle regioni italiane: un parametro che pesa il valore economico delle esportazioni dei primi dieci gruppi merceologici sul totale regionale delle vendite all’estero. Laddove l’indice di diversificazione è meno elevato, tanto più l’export regionale è differenziato ed è meno sensibile a eventuali sconvolgimenti nel commercio internazionale. SUD A RISCHIO Analizzando i dati disponibili, è evidente che l’introduzione in Italia dei dazi voluti dall'amministrazione Trump potrebbe penalizzare, in particolare, le esportazioni del Mezzogiorno. Con l'Abruzzo in prima fila. A differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri. Pertanto, se dopo l'acciaio e l'alluminio gli Usa decidessero di innalzare le barriere commerciali anche ad altri beni, gli effetti negativi per il sistema produttivo abruzzese sarebbero rilevanti, come anche per gli altri territori dove l’export è legato a doppio filo a pochi prodotti. Più è elevata», spiega la Cgia di Mestre, «l’incidenza del valore dei primi dieci prodotti esportati sulle vendite all’estero complessive, tanto più il territorio risulta essere esposto alle potenziali congiunture negative del commercio internazionale. CHI TREMA Le regioni più a rischio sono Sardegna, Molise e Sicilia. L'area geografica che, a livello nazionale, presenta l’indice di diversificazione peggiore è la Sardegna (95,6%), dove domina l’export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio. Seguono il Molise, con l'86,9%, caratterizzato da un peso particolarmente elevato della vendita dei prodotti chimici, delle materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno e la Sicilia (85%), che presenta una forte vocazione nella raffinazione dei prodotti petroliferi. L'Abruzzo è fermo al 61,9%, più o meno a metà classifica: tradotto in numeri significa, però, che ben oltre il 60% dell'export si deve a una decina di prodotti. E quasi tutti hanno come maggior Paese d'importazione proprio gli Stati Uniti. Tra le realtà territoriali del Mezzogiorno, solo la Puglia presenta un livello di diversificazione elevato (49,8%). Un dato che la colloca al terzo posto a livello nazionale tra le aree potenzialmente meno a rischio da un’eventuale estensione dei dazi ad altri prodotti merceologici. Più in generale, le regioni meni coinvolte sarebbero Lombardia e Veneto. A eccezione della Puglia, le zone geografiche teoricamente meno in pericolo sono tutte del Nord. Dopo Lombardia (con un indice del 43%), troviamo il Veneto (46,8%), la Puglia (49,8%), il Trentino Alto Adige (51,1%), l’Emilia Romagna (53,9%) e il Piemonte (54,8%). EXPORT IN CALO L’export italiano risulta in leggero calo, ma comunque superiore del 30% rispetto al pre-Covid. Nel 2024 le vendite italiane all’estero, stando al report della Cgia, hanno toccato i 623,5 miliardi di euro, 2,4 miliardi in meno (-0,4%) rispetto ai risultati ottenuti nel 2023. Tuttavia, nel confronto con il 2019, anno del pre-pandemia, l'export nazionale è cresciuto di ben 143 miliardi (+30%). La regione leader rimane la Lombardia con 163,9 miliardi di vendite all’estero. Seguono l’Emila Romagna con 83,6 miliardi e il Veneto con 80,1 miliardi di euro. Da segnalare il quarto posto raggiunto dalla Toscana che, grazie in particolare ai medicinali e alla lavorazione di gioielli e pietre preziose, con 63 miliardi di export ha superato il Piemonte: regione, quest’ultima, che sconta la grave crisi che si è abbattuta in tutta Europa sul settore dell’automotive. Rispetto al 2023, lo scorso anno la Toscana ha visto aumentare il valore delle esportazioni di 7,5 miliardi (+13,6 %). Al top della classifica provinciale ci sono Milano, Torino e Firenze. Milano, in particolare, è la provincia d’Italia che esporta di più. Con 57,9 miliardi registrati nel 2024 rimane leader incontrastata. Seguono Torino con 25,7 miliardi e Firenze con 24,5. Grazie alla vendita all’estero dei medicinali e dei preparati farmaceutici, il capoluogo regionale toscano è balzato prepotentemente al terzo posto a livello nazionale. Subito fuori dal podio si trovano Vicenza con 22,7 miliardi, Bergamo con 20,6 e Brescia con 20,1 miliardi. QUI ABRUZZO Scorrendo la classifica dell'export italiano per singola provincia, al 37esimo posto troviamo Chieti, che fa registrare una variazione tra il 2023 e il 2024 del -8,7% e un valore delle esportazioni di 5miliardi 337 milioni di euro. Teramo figura al 68esimo posto con 1 miliardo 756mila euro di prodotti esportati, in diminuzione del 12%. L'Aquila è al 70esimo posto con 1 miliardo 688milioni di valore dell'export e un incremento, tra il 2023 e il 2024, del 6,7%. Ultima delle province abruzzesi è Pescara: 85esima con poco più di 703mila euro di prodotti esportati e un aumento del 12,6%. L'Italia esporta soprattutto medicinali, macchine e autoveicoli. Nel 2024 il valore economico ha cubato quasi 50,8 miliardi di euro (+10,3 % rispetto al 2023). Seguono le altre macchine di impiego generale (forni, bruciatori, apparecchi di movimentazione) con 34 miliardi (+2%), le macchine di impiego generale (motori, turbine, compressori, altre pompe) con 29 miliardi (+0,1%), le altre macchine per impieghi speciali (metallurgia, industria alimentare, lavanderie, Tac) con 24 miliardi (-3%) e gli autoveicoli con 23,8 miliardi (-16,7%). Tra le prime posizioni troviamo gioielleria e lavorazione di pietre preziose che nel 2024 ha raggiunto i 15,9 miliardi di export (+38,9 % rispetto al 2023). I dieci prodotti più esportati in Abruzzo sono: autoveicoli (21,32% sul totale), medicinali (13,36%), accessori per veicoli e motori (8,26%), macchine per impieghi speciali (3,72%), Prodotti da forno (3,44%), bevande e vini ((3,16%), vetro (2,49%), componenti elettronici (2,47%), articoli in gomma ((2,4%) e prodotti chimici e fertilizzanti ((2,13%).