«Ecco le cifre del risanamento I tagli? Abbiamo speso di più»
Chiodi: «Il tavolo di monitoraggio ha verificato la solidità dei conti». Criticità nella prevenzione Restano i nodi delle liste d’attesa e della mobilità passiva. «Ma stiamo facendo passi avanti»
PESCARA. «Il risanamento della sanità vale una legislatura». Settimo piano del palazzo della Regione, Gianni Chiodi si accende l’ennesima sigaretta sfogliando l’ultimo verbale del tavolo di monitoraggio dei ministeri della Sanità ed Economia. «Abbiamo sbloccato altri 40 milioni. Nel 2006 erano 382. Tutti bloccati per le inadempienze della Regione. In totale sono 422 i milioni tornati nella nostra disponibilità. Ma il dato vero che emerge dal verbale è che per il quarto anno consecutivo il sistema sanitario regionale è in utile. Nel 2013 l’avanzo è di 36 milioni e, quello che mi piace sottolineare, senza tagli di risorse al sistema sanitario regionale».
Le spese. È vero, l’Abruzzo spende di più per la sanità: la spesa pro capite è passata da 1.773 euro a 1.825. «Ma spendiamo in maniera diversa», sottolinea il commissario-governatore. «Per esempio spendiamo 80 milioni in meno l’anno di sanità privata, spendiamo di meno per la farmaceutica convenzionata...».
Su questa ristrutturazione della spesa si giocherà molto della campagna elettorale per le regionali. Per esempio il Pd lunedì prossimo presenterà uno studio sulla sanità abruzzese in cui mette in dubbio molte delle affermazioni di Chiodi (l’appuntamento è alle15.30 nella sala Favetta del Museo delle Genti D’Abruzzo a Pescara). Primo fra tutti il pareggio di bilancio, che secondo il Pd sarebbe frutto di una semplice riduzione dell’incremento della spesa a fronte di un maggiore incremento di entrate dal Ssn. Un fatto meramente contabile e non di sostanza.
L’equilibrio. «E un’analisi superficiale», ribatte Chiodi, «è vero che il fondo sanitario è aumentato, ma sono aumentati anche i costi. Consideriamo solo il tasso di inflazione annuale o il rinnovo dei contratti». La solidità delle casse sanitarie Chiodi la dimostra anche con l’andamento del debito: «La Regione aveva accumulato forti perdite di gestione oggi integralmente coperte, e ora possiamo permetterci di abbassare le tasse. Quando sono entrato in Regione il debito della sanità era di 2 miliardi e mezzo, oggi siamo a 530 milioni, di cui il 62% è in contenzioso. Ma quello che è più importante, è che le Asl hanno in cassa pressoché l’identico importo (e questo c’è scritto nel verbale) per procedere da subito ai pagamenti. Potremmo pagare domani tutti i nostri debiti, che però non paghiamo perché ci sono i contenziosi».
Nel verbale sono rilevati anche i tempi medi di pagamento «che sono 59 giorni, escludendo il contenzioso. Siamo al di sotto del tetto fissato dall’Europa, in dettaglio sono 54 giorni per il debito commerciale e 67 giorni per il debito verso le strutture private e accreditate».
Tasso di ospedalizzazione. Diminuisce anche il tasso di ospedalizzazione: «Era il più alto d’Italia, oggi siamo al 165 per mille, rispetto a uno standard nazionale di 160».
La Regione si avvia a sanare anche una delle criticità rilevate dal tavolo: il basso numero di posti letto per gli anziani a fronte di un alto numero di posti per la riabilitazione. «A fine mese firmerò il decreto di riconversione delle strutture ex art. 26. Il lavoro tra Asl e strutture è già fatto e con un solo atto metteremo riparo a due anomalie: oggi abbiamo nelle strutture residenziali per anziani non autosufficienti posti letto pari al 5,4 per mille contro uno standard del 10 per mille; mentre abbiamo il triplo di posti letto di riabilitazione sempre rispetto allo standard nazionale». Saranno le stesse strutture a riconvertire i posti letto e i vari setting di assistenza. E Chiodi esclude l’introduzione della compartecipazione economica per i pazienti, insistentemente chiesto dal tavolo di monitoraggio, «perché non abbiamo bisogno di quelle risorse».
I Lea. Ma è sulla misteriosa sigla del Lea (Livelli essenziali di assistenza) che Chiodi si concentra. Guadagnare punteggio nei Lea significa che il lavoro di programmazione aumenta la qualità del servizio. «Nel 2009 il punteggio era molto basso, 120, oggi siamo a 145, però con i 12,5 punti che otterremo con l’apertura di tutti hospice ci possiamo considerare matematicamente adempienti (il punteggio minimo è 160). Abbiamo un unico vero problema che riguarda la prevenzione. Le Asl devono affrontarla meglio».
Le liste d’attesa. Restano due questioni che coinvolgono in maniera più diretta il cittadino: le liste d’attesa e le cure fuori regione, la cosiddetta mobilità passiva. Chiodi aveva già dichiarato su queste pagine che le liste di attesa si possono abbassare aumentando la produttività delle strutture, prolungando gli orari la sera e tenendo aperti gli ambulatori nei giorni festivi. «La prima Asl che ha aderito al piano è stata Chieti e proprio in funzione di questo programma ho autorizzato l’assunzione di due radiologi e 20 infermieri».
La mobilità passiva. L’altra questione è la mobilità passiva. La Regione nel 2012 ha avuto un saldo negativo di 68 milioni. «Ma sono uscite che non incidono sull’equilibrio dei conti», nota Chiodi. E non è in discussione la qualità del servizio, insiste, perché si emigra «prevalentamente per interventi di bassa complessità».
Il caso Teramo. C’è però un caso vero che riguarda Teramo e soprattutto la Val Vibrata, da cui si genera la maggior parte della passività. «Lì fu fatta la scelta di depotenziare fino alla distruzione l’unico ospedale di frontiera, a Sant’Omero. Nello stesso tempo tutte attorno nacquero nelle Marche una serie di cliniche private anche di proprietà di imprenditori abruzzesi. Qualcuno potrebbe fare 2+2: si depotenzia una zona e si mettono cliniche al confine. Ma non è una prova, è solo un sospetto. Oggi stiamo lavorando a un percorso contrario: abbiamo riportato in auge l’ospedale di Sant’Omero, in più abbiamo costruito una rete territoriale inaugurando gli Uccp (Unità complesse di cure primarie) a Villa Rosa, Sant’Egidio e in altre parti. Queste stanno assorbendo gran parte della domanda di sanità a sono certo che nel giro di qualche anno vedremo una grossa flessione di mobilità verso le Marche».
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