Fira, prima udienza il 10 marzo

Il 10 marzo, cinque mesi e mezzo dopo la richiesta di rinvio a giudizio, ci sarà l’udienza preliminare dell’inchiesta Fira. Gup nuovo e pm da individuare nell’inchiesta più vecchia avviata dalla procura pescarese. I numeri fanno impressione: 103 imputati, 64 persone e 39 aziende, per la presunta maxi truffa da 16 milioni di euro alla Regione, sicura parte civile quando il giudice Zaccagnini, nominato per il processo, aprirà il primo dei fascicoli. Il tutto con l’incubo prescrizione

PESCARA. Un gup nuovo e un pm da individuare per il caso Fira, l’inchiesta monstre più vecchia avviata dalla procura e l’ultima, delle più importanti, ad approdare - con il fiato grosso e la prescrizione all’orizzonte - all’udienza preliminare.

Si parte il 10 marzo, cinque mesi e mezzo dopo la richiesta di rinvio a giudizio, e c’è da giurarci che sarà partita lunghissima: 103 imputati, 64 persone e 39 aziende, per la presunta maxi truffa da 16 milioni di euro alla Regione, sicura parte civile quando il giudice Angelo Zaccagnini, nominato per questo processo, aprirà il primo delle decine di fascicoli dell’operazione Bomba, il centro in provincia di Chieti dove la Finanza aveva scoperto cinque imprese fantasma utilizzate per carpire finanziamenti pubblici, punte d’iceberg di un raggiro di maxi proporzioni che si sarebbe consumato tra il 2002 e il 2004 grazie alla complicità di dirigenti Fira, imprenditori, professionisti e membri delle commissioni. Da quelle cinque imprese è partita l’inchiesta del pm Filippo Guerra, poi distaccato a Gela, e del collega Andrea Papalia, trasferitosi a Palmi. L’inchiesta attende un nuovo pm al timone. Ma sarà una corsa contro il tempo, visto che il reato più “resistente” (l’associazione per delinquere a carico dei promotori), si prescrive in 8 anni e 9 mesi. Lo scoglio delle notifiche, superato brillantemente con l’avviso di conclusione delle indagini grazie al lavoro delle cancellerie dei pm e a quello delle fiamme gialle, potrebbe costituire un ulteriore ostacolo sulla strada di un processo che viaggia verso le prescrizioni (sette anni e mezzo per quasi tutti i reati) del 2011, data in cui si potrebbe approdare al dibattimento. L’estinzione dei reati mortificherebbe la madre di tutte le inchieste, da cui è scaturita l’indagine sulla presunta malasanità che il 14 luglio 2008 ha fatto saltare la giunta regionale. I 103 indagati erano coinvolti, secondo la procura, in un meccanismo costruito per drenare soldi pubblici da elargire a società di amici e parenti attraverso la finanziaria regionale. Nella cabina di regia di quello che la procura di Pescara definì «un vero e proprio comitato d’affari», ci sarebbe stato Giancarlo Masciarelli, che all’epoca del suo arresto con altre dieci persone, il 27 ottobre del 2006, disposto dal gip Guido Campli, era già da sette mesi ex presidente della Fira. C’è poi l’ex assessore regionale di Forza Italia Vito Domenici, il politico che ha dato il suo nome alla legge regionale sui capannoni, la normativa che, secondo l’accusa, sarebbe stata utilizzata per fare arrivare denaro a imprese amiche. Ma c’è anche il nome dell’uomo che ha innescato il grande terremoto della politica abruzzese, Vincenzo Maria Angelini, l’imprenditore della sanità privata che ottenne dalla finanziaria regionale, nel 2004, tre fondi Docup per 300 mila euro, denaro che l’imprenditore sostiene di avere restituito «con gli interessi».

GLI ALTRI PROCESSI.
Il processo Fira s’inserisce in un calendario già ricco di appuntamenti. Ieri, sono state fissate le date della discussione dell’udienza preliminare sugli appalti truccati del verde pubblico (Green connection, 21 imputati): 2 e 16 marzo.

Mentre il 6 aprile si terrà l’udienza sulle assunzioni sospette all’azienda speciale ex Ferrigno. Ieri, il perito Caterina Del Zingaro ha giurato e ricevuto l’incarico dal gup Carla De Matteis. Un centinaio le intercettazioni da sbobinare, 10 gli imputati di abuso a partire dall’ex sindaco Enzo Cantagallo.

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