Gatti: così daremo più lavoro ai giovani

30 Gennaio 2011

Incentivi a chi assume, asili nido per le mamme lavoratrici, fondi alle nuove imprese

PESCARA. La scrivania dell'assessore regionale Paolo Gatti è un sismografo del mondo del lavoro abruzzese: vi arrivano le richieste di aiuto - smistate poi al Cicas, la task force anticrisi - e vi partono i progetti di sostegno. Attività febbrile per i zero euro e poco più iscritti in bilancio.

Assessore Gatti, il suo ufficio è uno dei terminali da cui si monitora l'andamento della crisi che da due anni sta interessando anche la nostra regione. Come giudica la situazione del mercato del lavoro in Abruzzo?
«La cosa più significativa che vorrei notare riguarda le ultime statistiche sul lavoro femminile. L'altro giorno il presidente Napolitano ha detto che se vogliamo aumentare il Pil con numeri importanti bisogna che lavorino più donne. Ebbene in Abruzzo abbiamo 198 mila donne occupate: è il miglior dato dal 4º trimestre del 2008. Un dato in controtendenza. E ovviamente penso che un pochino questa occupazione l'abbiamo sostenuta noi, per esempio con gli extrabonus concessi a chi assume donne, oppure con il progetto Welfare to work. Credo insomma che quei numeri non siano casuali».

Giovani e donne restano comunque le categorie più deboli rispetto al mercato del lavoro.
«E non a caso abbiamo lavorato molto su di loro. Con Lavorare in Abruzzo si dava un bonus di 12mila euro a chi assumeva un giovane e di 15mila euro a chi assumeva una donna. La stessa cosa vale per Welfare to work che riguarda le politiche di reimpiego. Ma abbiamo investito anche nelle politiche sociali, per esempio negli asili nido, perché oltre ad avere un grande valore pedagogico, sono servizi che aiutano le donne a conciliare la maternità e la famiglia con il lavoro. Ma stiamo lavorando da prima di Natale con il ministero del Lavoro a un piano giovani, ormai già pronto, e che annunceremo a breve».

Quanto hanno inciso i tagli della finanziaria regionale sul la voro del suo assessorato?
Ormai sul bilancio regionale non ho più niente, ma va bene così, non mi lamento. Facciamo di necessità virtù».

Per esempio?
«Spendendo bene i fondi europei. Nel triennio 2009-2011 abbiamo programmati 134 milioni con progetti molto buoni che hanno avuto il parere favorevole delle parti sociali e persino delle opposizioni. Lavoriamo molto anche con i fondi statali che andiamo a prenderci. Per esempio abbiamo impegnato 200 milioni per la Cassa integrazione in deroga.

Il "contributo alla pace sociale" di cui ha parlato Chiodi.
«Abbiamo trattato con ammortizzatori in deroga oltre 30mila persone. Nell'ultimo trimestre abbiamo sostenuto 116 aziende con 1500 lavoratori».

Avete anche un progetto per gli over 50.
«Per gli over 59: abbiamo visto che ci sono in Abruzzo un migliaio di persone che a un anno dalla pensione non hanno più lavoro. Sostenerli non è un fatto di assistenzialismo ma di equità sociale».

Qual è il rapporto con i sindacati?
«Sulle principali proposte il consenso è unanime, come sulla programmazione di fondo, e sulla gestione del Cicas, la task force anticrisi».

L'opposizione dice che parlate dei 2700 posti guadagnati ma dimenticate i 30mila posti persi dall'inizio della crisi. Cosa rispende?
«L'opposizione fa il suo lavoro, difficilmente può dire che qualcosa va bene. La situazione è difficile a livello internazionale. Quando noi ci siamo insediati la disoccupazione era al 9,7%, adesso siamo all'8,4. Magari aumenterà di nuovo, ma questo non dipenderà da noi. Noi facciamo il nostro lavoro, con gli ammortizzatori in deroga o con il progetto di creazione di impresa che ha portato alla creazione di 100 nuove imprese. Ma se non riparte l'economia internazionale c'è poco altro da fare».

Rispetto alla formazione e al collegamento scuola-lavoro che progetti avete?
«Abbiamo costruito un progetto che è piaciuto molto al mondo delle imprese e riguarda i nuovi istituti tecnici. In Abruzzo ne avremo quattro, uno per capoluogo di provincia. Metteranno insieme scuola, università e imprese attraverso percorsi biennali post diploma».

Quando partiranno?
«I progetti sono finanziati dipenderà da loro. Dovranno constituire delle fondazioni attraverso le quali gestiranno il progetto».

Di che tipo di progetti parliamo?
«Per esempio a Chieti ci sarà un polo della meccanica in cui entrerà la Honda, a Teramo l'agroalimentare con l'università di Teramo, a Pescara il polo della moda con la Brioni. Sta a loro partire, noi abbiamo creato le condizione perché questo avvenga».

Pensa che così si possa risolvere il problema della carenza di alcune figure professionali?
«E' un passo avanti, ma poi ci sono anche tanti posti di lavoro che nessuno vuole. Purtroppo questo è un problema culturale».

Per quelli ci sono gli immigrati. Avete politiche attive del lavoro rivolte agli extracomunitari?
«Per loro facciamo soprattutto politiche di integrazione, per esempio organizzando corsi di lingua italiana».

Sulla scuola pesano molti i tagli a livello nazionale. Com'è la situazione in Abruzzo?
«Qui abbiamo fatto una cosa straordinaria. Quando ci siamo insediati c'erano 45 presidenze sottodimensionate che in base alla legge non si giustificavano. Tenga conto che nelle Marche erano solo 4. Tra febbraio 2009 e dicembre 2010 abbiamo cancellato 43 presidenze sottodimensionate senza chiudere niente: le classi sono sempre quelle. E visto che ogni presidenza costa 200mila euro l'anno c'è un risparmio di qualche milione di euro».

Questi soldi verranno reinvestiti nelle scuole abruzzesi?
«Sono in contatto con il ministero che sta studiando un provvedimento in base al quale le regioni virtuose con presidenze non sottodimensionate possono riversare sulla didattica le risorse risparmiate».

Rispetto ai primi mesi dell'insediamento come vede la crisi?
«Nel gennaio 2009 si era già capito che stavamo dentro la crisi più seria e complicata degli ultimi 70 anni. Oggi parlando con le imprese vedo che ci sono ancora difficoltà, la ripresa è lenta e selettiva. Io penso che siamo riusciti a fare molto di più di quanto si potesse immaginare all'inizio. Oltre all'azione del governo è necessario però che ci sia un miglioramento dell'economia mondiale, però è anche importante dare segnali positivi. Non dobbiamo sempre piangerci addosso. I numeri della Cassa integrazione denunciano la difficoltà di un sistema ma dobbiamo anche dire le cose che vanno e alimentare la fiducia».

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