Il 118 ridà l’udito a due fratellini senza casa

28 Aprile 2009

Perdono le costose protesi nel terremoto, le riavranno grazie ai medici teramani

 MARTINSICURO. E’ una storia finita bene, un cammeo nella grande tragedia che è stato il terremoto. Protagoninisti due bambini aquilani ospiti, col resto della famiglia, nel camping Riva Nuova di Martinsicuro. I due piccoli, F.T. e V.T., di 10 e 8 anni, hanno un difetto congenito all’udito.

 In pratica sono sordi. Ma da qualche tempo i due bimbi avevano risolto il problema con l’impianto di protesi cocleari, con cui conducevano una vita normale. Protesi che però sono andate perse in quei terribili secondi di domenica notte. La mamma, Stefania, è andata a cercare anche fra le macerie della casa, ma i due preziosi apparecchietti non li ha più trovati. E i bimbi sono risprofondati nelle difficoltà di comunicazione.

 «La storia mi è stata segnalata il 17 da una volontaria, un’educatrice di Campobasso, Elena Salvatore», racconta Giuseppe Mazzaufo, medico del 118 responsabile della funzione F2 (per sanità e sociale) del costituendo Com della costa, «concordavamo sul fatto che lo sviluppo psicoaffettivo dipende da quello sensoriale e l’impossibilità a udire è grave, se prolungata».

 Il medico prima ha tentato la via più ovvia, cioè ha chiesto all’Asl di Teramo i due apparecchi. C’è da tener presente che ognuno costa 10mila euro e che la famiglia dei ragazzi per ottenerli in passato dall’Asl aquilana ha dovuto fare salti mortali, compresi articoli sui giornali. E la trafila per riaverli, dalla Asl teramana, era lunghissima.
 «A quel punto», racconta Mazzaufo, «potevo rinunciare o tentare un’altra strada, contattare cioè le ditte produttrici, peraltro diverse. Una è la Neurolec, ditta americana in Italia distribuita dalla Texan, e l’altra è la Coclear di Bologna». E il tenace medico ha avviato fra le due ditte una gara di solidarietà. «Grazie alla sensibilità di Enrico Brusemili e Luca Sguazzin, di Texan e Coclear, i due apparecchi ci sono già arrivati», annuncia il medico, «le protesi erano state impiantate dal professor Antonio Della Volpe all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli, dove i bambini devono tornare mercoledì per le regolazioni degli apparecchi, visto che il chip è già impiantato».