Papa Francesco e il suo legame con l’Abruzzo: la visita all’Aquila e il suo “Jemo ‘nnanzi”

L’ Abruzzo piange un pontefice che ha scoperto la Regione e ne ha compreso la forza e la resilienza, soprattutto nei momenti di difficoltà. Con il suo saluto in dialetto, che resta nel cuore di tutti gli abruzzesi, lasciò un indicazione chiara per tutti: non arrendersi.
ROMA. La morte di Papa Francesco, avvenuta lunedì, ha sconvolto profondamente il mondo lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di tutti i fedeli e, in particolare, di quelli abruzzesi. Il pontefice ha avuto un rapporto speciale con la Regione: la sua visita a L’Aquila nel 2022 in occasione della Perdonanza Celestiniana e il legame con Sulmona, terra natale di Celestino V.
All’Aquila, nell’estate 2022, arrivò in piazza Duomo, ancora ferita dal sisma, a bordo di una Fiat 500 L bianca e con un caschetto da vigile del fuoco in testa. Lì tenne l’incontro con le famiglie delle vittime del terremoto del 2009 e la messa in cui ricordò Celestino V, il pontefice passato alla storia per la sua rinuncia. Il Papa chiese al popolo dell'Aquila di fare "tesoro" delle proprie sofferenze per capire il dolore degli altri. "Cari fratelli e care sorelle, voi avete sofferto molto a causa del terremoto, e come popolo state provando a rialzarvi e a rimettervi in piedi. Ma chi ha sofferto deve poter fare tesoro della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dolore degli altri. Voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell'assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l'esperienza della miseria".
Poi l’apertura della porta santa nella basilica di Santa Maria di Collemaggio con il bastone d’ulivo e il saluto e in dialetto alla folla: "A tutti rinnovo il mio saluto e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l'intera cittadinanza. Jemo ‘nnanzi!". L’ Abruzzo piange un pontefice che ha scoperto la Regione e ne ha compreso la forza e la resilienza, soprattutto nei momenti di difficoltà. Con il suo saluto in dialetto, che resta nel cuore di tutti gli abruzzesi, lasciò un indicazione chiara per la Regione: non arrendersi.