«Il bando? Prima che esce, sennò è inutile»
Nelle intercettazioni il sistema del presunto appalto pilotato. Spunta il nome di D’Alfonso.
PESCARA. «Ho parlato con Enzo. Ha detto: ci mancherebbe. Cioé, fai uscire il bando, poi ti dico io come c... lo devi fare». È il 16 agosto scorso. L’ex assessore regionale Italo Mileti parla al telefono con Claudio D’Alesio. L’altro sbuffa: «Vabbè, è tutto il contrario, ma va bene». Mileti: «Vabbè, glielo spieghiamo». D’Alesio: «È tutto il contrario: prima che esce: se no, che c... esce a fare?».
La persona di cui si parla è Enzo Mancinelli, dirigente dell’assessorato regionale alla Sanità, a cui viene chiesto di seguire la pratica e che, contattato, dice: «Posso dare qualche consiglio». Più avanti, però, sostiene l’accusa, sarà lui a elaborare «la soluzione volta a evitare che, concepito l’acquisto (del capannone) come un atto di acquisizione patrimoniale, esso debba ricevere una ratifica della giunta regionale».
È questo uno dei passaggi centrali utilizzati dall’accusa per dimostrare che attorno all’affare della ricostruzione degli uffici della Asl dell’Aquila sarebbe stato messo in atto un meccanismo illecito: «In poche parole» scrive il gip, «D’Alesio afferma che, per pilotare bene la gara, occorre agire sin dall’impostazione e non attendere che il bando sia pubblicato: altrimenti che cosa esce a fare?». Ovvero: «Il bando verrà impostato prima di essere pubblicato, in modo da precostituire l’aggiudicazione in favore di Venturi». Questa conversazione è preceduta da una serie di vicende che le intercettazioni documentano. Il 17 luglio, dopo il presunto accordo raggiunto negli uffici dell’assessorato alla Sanità, D’Alesio parla con Mileti: «Una bella cifra. La trattativa è tra 10 e 12». Mileti: «Meglio del previsto. Se non facevamo quel passaggio mercoledì (il 15 luglio)...».
D’Alesio: «Se non usciva quello a dire “Vattene”. Lì ho capito tutto. Hai l’assessore, hai il commissario, hai chiuso il cerchio. Abbassa la testa, ora lo deve portare in giunta. Lui ha detto a me, Roberto, che dobbiamo chiudere in questa settimana. Se no ci stanno troppi appetiti lì, devi solo stabilire le modalità di pagamento subito, anche perché sto facendo un sacco di debiti». Commenta il gip: «La serietà dell’azione di condizionamento dei due indagati appare di assoluta evidenza, come anche la disponibilità della controparte pubblica».
Il 21 luglio, il manager della Asl dell’Aquila Roberto Marzetti parla con D’Alesio la telefono. Dice l’imprenditore: «Io sto procedendo con il capitolato e dopo di questo c’è da vedersi con i tecnici». Marzetti: «Eh, ma ora c’è il passaggio dell’avviso pubblico, una specie di iter, quindi c’è il capitolato». Per il gip, «una specie di iter» significa «un risultato predeterminato secondo le attese».
Per avviare le procedure si aspetta che il governatore Gianni Chiodi firmi il via libera, ma poiché il presidente non firma, si fa strada l’ipotesi di far rientrare l’operazione nei lavori per la ricostruzione dell’ospedale, che si chiede siano autorizzati da Chiodi in via urgente. Tuttavia, dice Marzetti, il presidente vuole fare un passaggio con la Protezione civile sul progetto complessivo: «Però dentro ci sta anche questo». Risponde D’Alesio: «Giovedì ne parlo io con l’assessore». In seguito si confida con Mileti: «L’amico nostro (Marzetti) ha detto: “se questi pensano di scherzare hanno sbagliato di grosso. Se martedì non lo hanno fatto, faccio un messaggio e lo faccio io, siccome ho autonomia».
Il 6 agosto Marzetti chiama D’Alesio e cita il capo della Protezione civile: «Forse Bertolaso convince Chiodi a firmare quella cosa». Lo stesso giorno Mileti chiama D’Alesio: «Ieri sera ho parlato con l’assessore e mi ha detto: “Italo, ti assicuro che sta andando come avevamo detto, ma ci vuole il suo tempo. Mi ha detto che oggi Bertolaso avrebbe fatto l’intervento con Chiodi».
In sostanza, spiega il gip, Marzetti e Venturoni «intendono procedere autonomamente, ma vogliono un atto formale che dichiari l’urgenza», in modo da abbreviare i termini «e di scongiurare la partecipazione di altri soggetti economici». Le pressioni, secondo l’accusa, sarebbero continue.
D’Alesio, 11 agosto: «Ho parlato sino a mezz’ora fa con l’assessore, sapeva della lettera, gli sta addosso pure lui (Venturoni a Chiodi, chiarisce il gip) glielo ha detto anche in giunta». Finché, il 13 agosto, un sms di Marzetti avverte: «Vinta, ha firmato un documento con Asl, protezione civile e provveditorato alle opere pubbliche, in cui si dice che la fase di urgenza è demandata alla Asl». In seguito, in vista della fine del suo incarico, l’atteggiamento di Marzetti cambierà, fino alla rottura col presunto «comitato d’affari».
A sorpresa, in una nota a margine dell’ordinanza, si scopre anche il nome dell’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, estraneo all’inchiesta, che viene citato da Mileti in riferimento alle sue attività in Molise.
La persona di cui si parla è Enzo Mancinelli, dirigente dell’assessorato regionale alla Sanità, a cui viene chiesto di seguire la pratica e che, contattato, dice: «Posso dare qualche consiglio». Più avanti, però, sostiene l’accusa, sarà lui a elaborare «la soluzione volta a evitare che, concepito l’acquisto (del capannone) come un atto di acquisizione patrimoniale, esso debba ricevere una ratifica della giunta regionale».
È questo uno dei passaggi centrali utilizzati dall’accusa per dimostrare che attorno all’affare della ricostruzione degli uffici della Asl dell’Aquila sarebbe stato messo in atto un meccanismo illecito: «In poche parole» scrive il gip, «D’Alesio afferma che, per pilotare bene la gara, occorre agire sin dall’impostazione e non attendere che il bando sia pubblicato: altrimenti che cosa esce a fare?». Ovvero: «Il bando verrà impostato prima di essere pubblicato, in modo da precostituire l’aggiudicazione in favore di Venturi». Questa conversazione è preceduta da una serie di vicende che le intercettazioni documentano. Il 17 luglio, dopo il presunto accordo raggiunto negli uffici dell’assessorato alla Sanità, D’Alesio parla con Mileti: «Una bella cifra. La trattativa è tra 10 e 12». Mileti: «Meglio del previsto. Se non facevamo quel passaggio mercoledì (il 15 luglio)...».
D’Alesio: «Se non usciva quello a dire “Vattene”. Lì ho capito tutto. Hai l’assessore, hai il commissario, hai chiuso il cerchio. Abbassa la testa, ora lo deve portare in giunta. Lui ha detto a me, Roberto, che dobbiamo chiudere in questa settimana. Se no ci stanno troppi appetiti lì, devi solo stabilire le modalità di pagamento subito, anche perché sto facendo un sacco di debiti». Commenta il gip: «La serietà dell’azione di condizionamento dei due indagati appare di assoluta evidenza, come anche la disponibilità della controparte pubblica».
Il 21 luglio, il manager della Asl dell’Aquila Roberto Marzetti parla con D’Alesio la telefono. Dice l’imprenditore: «Io sto procedendo con il capitolato e dopo di questo c’è da vedersi con i tecnici». Marzetti: «Eh, ma ora c’è il passaggio dell’avviso pubblico, una specie di iter, quindi c’è il capitolato». Per il gip, «una specie di iter» significa «un risultato predeterminato secondo le attese».
Per avviare le procedure si aspetta che il governatore Gianni Chiodi firmi il via libera, ma poiché il presidente non firma, si fa strada l’ipotesi di far rientrare l’operazione nei lavori per la ricostruzione dell’ospedale, che si chiede siano autorizzati da Chiodi in via urgente. Tuttavia, dice Marzetti, il presidente vuole fare un passaggio con la Protezione civile sul progetto complessivo: «Però dentro ci sta anche questo». Risponde D’Alesio: «Giovedì ne parlo io con l’assessore». In seguito si confida con Mileti: «L’amico nostro (Marzetti) ha detto: “se questi pensano di scherzare hanno sbagliato di grosso. Se martedì non lo hanno fatto, faccio un messaggio e lo faccio io, siccome ho autonomia».
Il 6 agosto Marzetti chiama D’Alesio e cita il capo della Protezione civile: «Forse Bertolaso convince Chiodi a firmare quella cosa». Lo stesso giorno Mileti chiama D’Alesio: «Ieri sera ho parlato con l’assessore e mi ha detto: “Italo, ti assicuro che sta andando come avevamo detto, ma ci vuole il suo tempo. Mi ha detto che oggi Bertolaso avrebbe fatto l’intervento con Chiodi».
In sostanza, spiega il gip, Marzetti e Venturoni «intendono procedere autonomamente, ma vogliono un atto formale che dichiari l’urgenza», in modo da abbreviare i termini «e di scongiurare la partecipazione di altri soggetti economici». Le pressioni, secondo l’accusa, sarebbero continue.
D’Alesio, 11 agosto: «Ho parlato sino a mezz’ora fa con l’assessore, sapeva della lettera, gli sta addosso pure lui (Venturoni a Chiodi, chiarisce il gip) glielo ha detto anche in giunta». Finché, il 13 agosto, un sms di Marzetti avverte: «Vinta, ha firmato un documento con Asl, protezione civile e provveditorato alle opere pubbliche, in cui si dice che la fase di urgenza è demandata alla Asl». In seguito, in vista della fine del suo incarico, l’atteggiamento di Marzetti cambierà, fino alla rottura col presunto «comitato d’affari».
A sorpresa, in una nota a margine dell’ordinanza, si scopre anche il nome dell’ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, estraneo all’inchiesta, che viene citato da Mileti in riferimento alle sue attività in Molise.