Il sindaco di Casoli fa lo sciopero della fame contro la chiusura dell'ospedale
Il sindaco Sergio De Luca (Pd), primo cittadino di Casoli, 47 anni, ha deciso: sciopero della fame ad oltranza a difesa dell’ospedale Consalvi. Un annuncio fatto davanti ai sindaci intervenuti all’incontro sulla riorganizzazione del servizio sanitario, ad Ortona. «A mali estremi, estremi rimedi», ha detto De Luca confortato nella protesta dalla solidarietà dei primi cittadini del comprensorio. La Asl va verso il dietrofront
ORTONA. Sciopero della fame ad oltranza a difesa dell’ospedale Consalvi. Sergio De Luca (Pd), primo cittadino di Casoli, 47 anni, l’ha annunciato davanti alla platea di sindaci della provincia intervenuti all’incontro sulla riorganizzazione del servizio sanitario, ad Ortona.
«A mali estremi, estremi rimedi», ha detto il funzionario dell’Arsa al primo mandato. Una decisione presa la sera prima, al termine del comitato di difesa dell’ospedale. Sì, perché la delibera del direttore generale dell’Asl, Francesco Zavattaro, esiste. E’ ancora una bozza, ma è pronta. Ed è stata consegnata in copia all’ingresso della sala conferenza dell’ospedale Bernabeo. Quella che doveva essere una conferenza del sub commissario alla sanità Angela Baraldi - convocata dal sindaco di Chieti, Umberto Di Primio - si è trasformata, alla fine, in un dibattito sull’ospedale di Casoli. All’appuntamento i sindaci del Sangro-Aventino si sono presentati con la fascia tricolore. Una protesta compatta, al di là dell’appartenenza politica. Il senso del discorso di De Luca è stato il seguente: «Gli ospedali di Casoli e di Atessa sono stati già ridimensionati, abbiamo già rinunciato a qualcosa. Tant’è che l’ex Asl Lanciano-Vasto ha chiuso l’ultimo bilancio in pareggio. Sacrifici ne abbiamo fatti. Ora tocca agli altri, prendete l’asse Pescara-Chieti: lì, volendo, c’è da tagliare».
Ancor più duro Antonio Tavani, sindaco Pdl di Fara San Martino nonché vice presidente della Provincia: «Prima viene annullata la delibera del Consalvi e poi iniziamo la discussione», ha detto rivolgendosi al direttore Zavattaro. Che, al pari della Baraldi, ha cercato di convincere De Luca a recedere dallo sciopero della fame. «Di chiacchiere ne ho sentite abbastanza», ha detto il sindaco di Casoli, «devono mettere per iscritto che l’iter procedurale della delibera viene annullato». E’ parso deciso De Luca. «Non è una battaglia politica, ma a difesa del territorio». Ecco perché i sindaci sono stati attenti a non toccare certe corde della polemica. La Baraldi, invece, è andata giù dura. Ha snocciolato numeri e mali della sanità abruzzese. Ha parlato di sprechi, circa il 40% del bilancio. Ha parlato di una nuova politica della sanità. «Se l’80% del bilancio sanitario è riservato alla sanità», ha aggiunto, «è giusto che il presidente si dimetta». E poi sull’ospedale di Ortona: «Troppi cesarei negli ultimi anni, sopra alla media nazionale. Non va bene». Un’analisi fredda sui numeri, quella della Baraldi. Che poi si è infervorata di fronte alla platea: «Ma possibile che è dovuta intervenire la commissiione d’indagine del senatore Ignazio Marino per denunciare lo stato dei malati di Villa Pini con tariffe da hotel a cinque stelle? I sindaci dov’erano? Perché non fate le battaglie giuste?». Da qui la levata di scudi di alcuni primi cittadini, quelli di Gessopalena, Tonino Innaurato, Altino, Camillo Di Giuseppe, e Sant’Eusanio del Sangro, Domenico Carulli. Un battibecco a distanza culminato con l’abbandono della sala. «Nella bozza di delibera presentata si parla di riorganizzazione in base alla quale chiudere l’ospedale di Casoli», sostiene Tonino Innaurato, sindaco di Gessopalena, «e allora mi chiedo: è cambiato il piano sanitario regionale? Mi sembra di no. Quindi, l’iniziativa di Zavattaro va bloccata. E non ci sta bene nemmeno il tono professorale della Baraldi. Noi i sacrifici li abbiamo già fatti, ora tocca agli altri». E poi: «E’ illegale la convocazione fatta dal sindaco di Chieti», sostiene Innaurato, «tocca al comitato ristretto, presieduto da Lapenna, prendere iniziative di questo genere».
E Lapenna, rivolgendosi a Zavattaro, è stato chiaro: «Senza concertazione con i sindaci del territorio non si va da nessuna parte». Il direttore generale ha incassato. Si prospetta un dietrofront, vista la levata di scudi del territorio che ruota attorno al Consalvi di Casoli.
«A mali estremi, estremi rimedi», ha detto il funzionario dell’Arsa al primo mandato. Una decisione presa la sera prima, al termine del comitato di difesa dell’ospedale. Sì, perché la delibera del direttore generale dell’Asl, Francesco Zavattaro, esiste. E’ ancora una bozza, ma è pronta. Ed è stata consegnata in copia all’ingresso della sala conferenza dell’ospedale Bernabeo. Quella che doveva essere una conferenza del sub commissario alla sanità Angela Baraldi - convocata dal sindaco di Chieti, Umberto Di Primio - si è trasformata, alla fine, in un dibattito sull’ospedale di Casoli. All’appuntamento i sindaci del Sangro-Aventino si sono presentati con la fascia tricolore. Una protesta compatta, al di là dell’appartenenza politica. Il senso del discorso di De Luca è stato il seguente: «Gli ospedali di Casoli e di Atessa sono stati già ridimensionati, abbiamo già rinunciato a qualcosa. Tant’è che l’ex Asl Lanciano-Vasto ha chiuso l’ultimo bilancio in pareggio. Sacrifici ne abbiamo fatti. Ora tocca agli altri, prendete l’asse Pescara-Chieti: lì, volendo, c’è da tagliare».
Ancor più duro Antonio Tavani, sindaco Pdl di Fara San Martino nonché vice presidente della Provincia: «Prima viene annullata la delibera del Consalvi e poi iniziamo la discussione», ha detto rivolgendosi al direttore Zavattaro. Che, al pari della Baraldi, ha cercato di convincere De Luca a recedere dallo sciopero della fame. «Di chiacchiere ne ho sentite abbastanza», ha detto il sindaco di Casoli, «devono mettere per iscritto che l’iter procedurale della delibera viene annullato». E’ parso deciso De Luca. «Non è una battaglia politica, ma a difesa del territorio». Ecco perché i sindaci sono stati attenti a non toccare certe corde della polemica. La Baraldi, invece, è andata giù dura. Ha snocciolato numeri e mali della sanità abruzzese. Ha parlato di sprechi, circa il 40% del bilancio. Ha parlato di una nuova politica della sanità. «Se l’80% del bilancio sanitario è riservato alla sanità», ha aggiunto, «è giusto che il presidente si dimetta». E poi sull’ospedale di Ortona: «Troppi cesarei negli ultimi anni, sopra alla media nazionale. Non va bene». Un’analisi fredda sui numeri, quella della Baraldi. Che poi si è infervorata di fronte alla platea: «Ma possibile che è dovuta intervenire la commissiione d’indagine del senatore Ignazio Marino per denunciare lo stato dei malati di Villa Pini con tariffe da hotel a cinque stelle? I sindaci dov’erano? Perché non fate le battaglie giuste?». Da qui la levata di scudi di alcuni primi cittadini, quelli di Gessopalena, Tonino Innaurato, Altino, Camillo Di Giuseppe, e Sant’Eusanio del Sangro, Domenico Carulli. Un battibecco a distanza culminato con l’abbandono della sala. «Nella bozza di delibera presentata si parla di riorganizzazione in base alla quale chiudere l’ospedale di Casoli», sostiene Tonino Innaurato, sindaco di Gessopalena, «e allora mi chiedo: è cambiato il piano sanitario regionale? Mi sembra di no. Quindi, l’iniziativa di Zavattaro va bloccata. E non ci sta bene nemmeno il tono professorale della Baraldi. Noi i sacrifici li abbiamo già fatti, ora tocca agli altri». E poi: «E’ illegale la convocazione fatta dal sindaco di Chieti», sostiene Innaurato, «tocca al comitato ristretto, presieduto da Lapenna, prendere iniziative di questo genere».
E Lapenna, rivolgendosi a Zavattaro, è stato chiaro: «Senza concertazione con i sindaci del territorio non si va da nessuna parte». Il direttore generale ha incassato. Si prospetta un dietrofront, vista la levata di scudi del territorio che ruota attorno al Consalvi di Casoli.
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