Laboratori dell'AquilaRubbia boccia i neutrinipiù veloci della luce
Il premio Nobel: provato l’errore nell’esperimento tra Cern e strutture del Gran Sasso
L'AQUILA. I neutrini non sono più veloci della luce. Lo dicono i dati dell'esperimento Icarus, coordinato dal Premio Nobel, Carlo Rubbia, e condotto nei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) all'Aquila. Le nuove misure, basate su sette eventi rilevati nel novembre scorso con un gigantesco strumento costituito da 760 tonnellate di Argon liquido, contraddicono così i dati presentati nel settembre 2011 dalla collaborazione Opera, guidata dal fisico Antonio Ereditato e i cui rivelatori si trovano sempre nei Laboratori del Gran Sasso.
Il dato trovato nel settembre scorso aveva lasciato immaginare una fisica completamente inedita, ma aveva già subito un primo colpo poche settimane fa, dopo che gli stessi ricercatori avevano scoperto un errore dovuto ad alcune anomalie negli strumenti di misura. Adesso arriva una nuova smentita da Icarus (Imaging cosmic and rare underground signals), l'esperimento inaugurato proprio un anno fa dallo stesso Rubbia.
Con Opera e Borexino, Icarus è tra gli esperimenti che studiano i neutrini prodotti dal Cern di Ginevra e «sparati» attraverso 730 chilometri attraverso la roccia fino al Gran Sasso. Con Borexino, è anche uno dei due esperimenti chiamati a riprodurre i test condotti da Opera nel settembre scorso per confermarli o smentirli, come sempre accade nel lavoro di ricerca.
«Icarus ha, quindi, misurato il tempo di percorrenza dei neutrini e il risultato», scrivono gli autori nell'articolo pubblicato su ArXiv, «compatibile con l'arrivo simultaneo di tutti gli eventi con una stessa velocità, quella della luce. Un dato in netta differenza con i risultati presentati da Opera, secondo i quali i neutrini ad alta energia provenienti dal Cern sarebbero arrivati nei Laboratori nazionali del Gran Sasso circa 60 nanosecondi prima rispetto alla velocità della luce».
«Bisognerà avere i risultati di tutti gli esperimenti, prima di trarre conclusioni definitive». E' quanto rileva il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci, commentando in una nota i dati dell'esperimento Icarus coordinato da Carlo Rubbia.
«Le evidenze cominciano a indicare che i risultati dell'esperimento Opera sono stati la conseguenza di un problema delle misure», osserva Bertolucci. «Tuttavia, è importante essere rigorosi, ha aggiunto. Per questo agli esperimenti Borexino, lo stesso Icarus e Lvd, in corso nei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) in maggio prenderanno nuove misure con il fascio di neutrini proveniente dal Cern di Ginevra e diretto ai laboratori del Gran Sasso, in modo da darci la risposta definitiva».
Nel frattempo, sempre nel Gran Sasso, sono in corso controlli incrociati per confrontare la velocità delle particelle rilevata dagli esperimenti Opera e Lvd. «Quale che sia il risultato», conclude Bertolucci, «l'esperimento Opera si è comportato con una perfetta integrità scientifica nel sottoporre le sue misure a un esame pubblico e invitando gli altri gruppi di ricerca a fare misure indipendenti: la scienza funziona così».
Il dato trovato nel settembre scorso aveva lasciato immaginare una fisica completamente inedita, ma aveva già subito un primo colpo poche settimane fa, dopo che gli stessi ricercatori avevano scoperto un errore dovuto ad alcune anomalie negli strumenti di misura. Adesso arriva una nuova smentita da Icarus (Imaging cosmic and rare underground signals), l'esperimento inaugurato proprio un anno fa dallo stesso Rubbia.
Con Opera e Borexino, Icarus è tra gli esperimenti che studiano i neutrini prodotti dal Cern di Ginevra e «sparati» attraverso 730 chilometri attraverso la roccia fino al Gran Sasso. Con Borexino, è anche uno dei due esperimenti chiamati a riprodurre i test condotti da Opera nel settembre scorso per confermarli o smentirli, come sempre accade nel lavoro di ricerca.
«Icarus ha, quindi, misurato il tempo di percorrenza dei neutrini e il risultato», scrivono gli autori nell'articolo pubblicato su ArXiv, «compatibile con l'arrivo simultaneo di tutti gli eventi con una stessa velocità, quella della luce. Un dato in netta differenza con i risultati presentati da Opera, secondo i quali i neutrini ad alta energia provenienti dal Cern sarebbero arrivati nei Laboratori nazionali del Gran Sasso circa 60 nanosecondi prima rispetto alla velocità della luce».
«Bisognerà avere i risultati di tutti gli esperimenti, prima di trarre conclusioni definitive». E' quanto rileva il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci, commentando in una nota i dati dell'esperimento Icarus coordinato da Carlo Rubbia.
«Le evidenze cominciano a indicare che i risultati dell'esperimento Opera sono stati la conseguenza di un problema delle misure», osserva Bertolucci. «Tuttavia, è importante essere rigorosi, ha aggiunto. Per questo agli esperimenti Borexino, lo stesso Icarus e Lvd, in corso nei Laboratori nazionali del Gran Sasso dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) in maggio prenderanno nuove misure con il fascio di neutrini proveniente dal Cern di Ginevra e diretto ai laboratori del Gran Sasso, in modo da darci la risposta definitiva».
Nel frattempo, sempre nel Gran Sasso, sono in corso controlli incrociati per confrontare la velocità delle particelle rilevata dagli esperimenti Opera e Lvd. «Quale che sia il risultato», conclude Bertolucci, «l'esperimento Opera si è comportato con una perfetta integrità scientifica nel sottoporre le sue misure a un esame pubblico e invitando gli altri gruppi di ricerca a fare misure indipendenti: la scienza funziona così».
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