Migranti, verso l’ottavo sbarco a Ortona 

Domani pomeriggio l’attracco nello scalo marittimo. Sono stati salvati dalla Ocean Viking nelle acque tra Malta e Italia

ORTONA . L’ultimo sbarco qui risale alla notte tra lunedì 19 e martedì 20 febbraio scorso. Erano in tutto 43, trasportati dalla nave spagnola Aita Mari e salvati al largo delle coste libiche. La maggior parte di loro veniva dal Bangladesh, due gli egiziani, uno del Sudan. Due i minorenni di 15 e 17 anni. A distanza di tre mesi tornano i profughi al porto di Ortona: domani pomeriggio è previsto l’arrivo di 35 migranti - quasi tutti del Bangladesh - che per tre notti hanno sfidato il mare a bordo di un’imbarcazione in vetroresina ma poi salvati dalla Ocean Viking, nelle acque internazionali tra Italia e Malta, a 8 ore di navigazione dallo stato più piccolo dell’Unione europea verso Palermo. Tre dei 35 sono sotto monitoraggio medico, ma non per patologie di una certa gravità. Su questa nuova destinazione ortonese, Sos Méditerranée, definisce il porto abruzzese “remoto”, visto che da Palermo a Ortona ci vogliono due giorni e mezzo di navigazione.
E come è accaduto nei precedenti sette sbarchi si è già messa in moto la macchina della solidarietà in città sotto la guida della prefettura di Chieti che ha sempre funzionato alla grande e che accoglierà i profughi tra rifocillamento, procedure di identificazione, visite mediche, ore di riposo in zone vicine e attribuzione delle località in cui verranno poi ospitati nei centri di accoglienza secondo il protocollo coordinato dall’Ufficio territoriale del governo ma che è su base nazionale e che ha dato finora ottimi risultati. L’operazione di accoglienza dovrebbe svolgersi come le ultime nella zona industriale di contrada Tamarete, una struttura ben consolidata per operazioni del genere con la partecipazione del Comitato di Chieti della Croce Rossa e che può ospitare da 180 a 200 persone e con un posto medico avanzato per le cure del caso. Poi la questura registra i migranti e provvede alla loro destinazione, fino ad arrivare nei Cas, i centri per l’accoglienza straordinaria, nei quali i profughi vengono seguiti con un percorso psicologico e sociale di integrazione. C’è anche un nucleo per l’eventuale ricongiungimento familiare quando i migranti arrivano e hanno necessità di comunicare con familiari lasciati nei Paesi di provenienza. In provincia di Chieti ci sono 11 centri di prima accoglienza e un centro di seconda accoglienza. (r.o.)
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