«Niente stipendi, stop alle cliniche».
Redigolo: legge che tutela i lavoratori e le imprese che rispettano le regole.
PESCARA. «Alle cliniche che non pagano i dipendenti sarà tolto l’accreditamento con la Regione». Pugno di ferro da parte del Commissario di governo Redigolo sulle Case di cura che usano i dipendenti come «scudi umani» per risolvere i conteziosi con la Regione e le Asl. Redigolo ha già dato il via libera alla proposta di legge che questa mattina all’Aquila il Consiglio regionale esaminerà e approverà. Un testo che la maggioranza di centrodestra non ha blindato mentre le opposizioni, in particolare Pd, Italia dei Valori e Rifondazione vogliono emendare in senso più restrittivo. Gli emendamenti infatti prevedono una retroattività nell’azione della Regione, in modo che la legge sia più calzata sui fatti di cronaca che investono il Gruppo Villa Pini che da sette mesi non paga gli stipendi ai 1618 dipendenti.
A sollecitare la legge blocca-accreditamenti è stato l’assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni che puntualizza un aspetto: «La legge è a tutela dei lavoratori ma anche della regione e delle Asl», osserva Venturoni, «finora le cliniche private abruzzesi hanno adoperato i lavoratori per forzare i contenziosi e averla vita sui bilanci regionali. I buchi paurosi aperti nelle casse della Regione hanno anche questa origine: la Case di cura hanno sistematicamento sforato i budget di spesa e al primo segnale di resistenza della Regione i dipendenti erano già sotto gli uffici dell’assessorato con le casse da morto e i fischietti. Oggi se la legge sulla revoca degli accreditamenti sarà approvata possiamo porre un paletto serio a chi vuole aggirare le regole per il proprio tornaconto.
Le cliniche abruzzesi finora non hanno mai voluto accettare tetti di spesa e regole, ora lo dovranno fare», prosegue Venturoni, «si ripristina anche un concetto base: le cliniche sono imprese che devono cercare di fare utili ma pagando gli stipendi e gli oneri sociali. Se si opera fuori le regole allora la Regione non pagherà più un euro. La storia dei bilanci che saltano è finita per tutti». La riforma dell’accreditamento è stata varata a maggioranza dalla Commissione «Affari sociali e politiche della salute» presieduta da Nicoletta Verì «la legge costituisce un risultato di indubbio significato perchè va in direzione soprattutto della tutela dei lavoratori del comparto, degli assistiti e offre una nuova e più efficiente disciplina dell’accreditamento».
A sollecitare la legge blocca-accreditamenti è stato l’assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni che puntualizza un aspetto: «La legge è a tutela dei lavoratori ma anche della regione e delle Asl», osserva Venturoni, «finora le cliniche private abruzzesi hanno adoperato i lavoratori per forzare i contenziosi e averla vita sui bilanci regionali. I buchi paurosi aperti nelle casse della Regione hanno anche questa origine: la Case di cura hanno sistematicamento sforato i budget di spesa e al primo segnale di resistenza della Regione i dipendenti erano già sotto gli uffici dell’assessorato con le casse da morto e i fischietti. Oggi se la legge sulla revoca degli accreditamenti sarà approvata possiamo porre un paletto serio a chi vuole aggirare le regole per il proprio tornaconto.
Le cliniche abruzzesi finora non hanno mai voluto accettare tetti di spesa e regole, ora lo dovranno fare», prosegue Venturoni, «si ripristina anche un concetto base: le cliniche sono imprese che devono cercare di fare utili ma pagando gli stipendi e gli oneri sociali. Se si opera fuori le regole allora la Regione non pagherà più un euro. La storia dei bilanci che saltano è finita per tutti». La riforma dell’accreditamento è stata varata a maggioranza dalla Commissione «Affari sociali e politiche della salute» presieduta da Nicoletta Verì «la legge costituisce un risultato di indubbio significato perchè va in direzione soprattutto della tutela dei lavoratori del comparto, degli assistiti e offre una nuova e più efficiente disciplina dell’accreditamento».