Orsi morti in Abruzzo: da Juan Carrito ad Amarena, è una strage silenziosa

L’orsa Amarena con due dei suoi cuccioli. È stata uccisa a fucilate nel 2023
Uccisi a fucilate o perché investiti: la lunga la lista di esemplari diventati simboli, cinque dal 2019. L’ultimo caso ieri a Ortona dei Marsi
ORTONA DEI MARSI. Quanto accaduto ieri ha restituito attualità agli episodi del recente passato. Alle morti di Carrito e Amarena, allo smarrimento della comunità marsicana. E non solo. La scomparsa di un orso è un evento drammatico. Specie alla luce del rischio, fortissimo, di estinzione di una specie che è identitaria di questo territorio. Negli ultimi anni, diversi esemplari sono scomparsi in circostanze tragiche, spesso legate all’interazione con l’uomo o a fattori di rischio presenti sul territorio. Tra i casi più noti, e ancora oggi simbolo della fragilità di questa specie, c’è quello dell’orsa Amarena, uccisa a fucilate nel settembre del 2023 a San Benedetto dei Marsi.
Era una femmina molto conosciuta e osservata, nota per la sua indole confidente e per aver dato alla luce ben quattro cuccioli nel corso della sua vita. Al momento della sua uccisione era accompagnata da due piccoli, rimasti orfani, ma sopravvissuti e tuttora monitorati dagli esperti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Per quel tragico fatto un 57enne di San Benedetto dei Marsi, Andrea Leombruni, è stato citato in giudizio dalla Procura della Repubblica di Avezzano e decine tra enti pubblici e associazioni animaliste si sono dichiarati parti civili.
La tragedia di Amarena è stata preceduta da un altro evento drammatico: la morte del suo figlio più conosciuto, Juan Carrito, investito da un’auto sulla strada statale 17 il 23 gennaio 2023, nel territorio di Castel di Sangro. Juan Carrito era diventato una vera star, noto per la sua confidenza con l’uomo e per le frequenti incursioni nei paesi della zona, dove non disdegnava panifici e cassonetti. Era il re delle scorribande in paese. Avvistato più e più volte nella frazione di Ortona dei Marsi, Carrito, prese il nome proprio da quella terra a lui cara.
La sua morte ha colpito profondamente l’opinione pubblica e acceso i riflettori sulla necessità di misure di sicurezza più efficaci per la fauna selvatica. Recentemente l’investitore, un giovane di Castel di Sangro, è stato risarcito dalla Regione per 18mila euro, di cui 15mila per i danni riportati dalla vettura e 3mila di spese legali. Per il tribunale di Sulmona gli enti preposti sono corresponsabili in termini di manutenzione e mancata mitigazione del rischio.
Ma la lunga lista non si ferma qui. Nel 2024, nella riserva naturale Chiarano-Sparvera, un altro orso è stato ritrovato senza vita. Le prime ipotesi parlano di morte in seguito a uno scontro con un altro esemplare, una possibilità plausibile, soprattutto in primavera, quando aumentano le interazioni tra maschi adulti per il controllo del territorio. Già nel 2019, sempre a Castel di Sangro, un’altra orsa venne investita e uccisa. In quell’occasione lasciò un cucciolo orfano, che successivamente venne a sua volta colpito da un veicolo. Di lui si persero le tracce poco dopo.
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