l'inchiesta

Rimborsopoli, la procura proscioglie 15 politici

I pm Bellelli e Di Florio fanno marcia indietro e accolgono le difese degli ex consiglieri accusati di aver fatto la “cresta”. Restano in tre verso il processo

PESCARA. La procura torna sui suoi passi e decide di chiedere l’archiviazione per 15 politici su 25 finiti nella maxi-inchiesta sui rimborsi facili, quella che il 23 gennaio scorso portò a una pioggia di avvisi di garanzia facendo sprofondare la Regione in un’altra inchiesta con i carabinieri in giro per tutto l’Abruzzo a notificare gli avvisi.

leggi anche: Abruzzo, rimborsi indebiti alla Regione, chiusa l’inchiesta. I pm accusano Chiodi e altri 24 politici I pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri di Pescara, hanno firmato l'avviso di conclusione delle indagini lasciando inalterato l'impianto accusatorio

C’è chi aveva esibito gli scontrini dei pasti finiti sotto accusa e chi aveva portato perfino la foto dell’albergo a tre stelle: le difese e le memorie degli indagate hanno fatto breccia nei pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli che hanno deciso di chiedere l’archiviazione per 15, il rinvio a giudizio per tre mentre altri sette erano stati già stralciati per competenza territoriale.

La richiesta di archiviazione riguarda ex assessori e consiglieri: Lanfranco Venturoni, Carlo Costantini, Federica Carpineta, Giorgio De Matteis, Cesare D’Alessandro, Riccardo Chiavaroli, Franco Caramanico, Nicola Argirò, Emilio Nasuti, Alessandra Petri, Antonio Prospero, Lorenzo Sospiri, Giuseppe Tagliente, Nicoletta Verì e Luciano Terra. Sono questi i nomi di alcuni politici che erano stati indagati con l’accusa di aver fatto “creste” su pasti o alberghi. In alcuni casi le cifre contestate, legate ad esempio a missioni al Vinitaly di Verona, erano state irrisorie e i consiglieri durante la due giorni di sfilata in procura per essere interrogati, avevano portato le ricevute e gli scontrini accanto alle memorie dei rispettivi avvocati.

Restano inalterate, invece, le posizioni di alcuni big che erano finiti nell’inchiesta come l’ex presidente della Regione Gianni Chiodi e l’ex presidente del consiglio regionale Nazario Pagano per cui già da tempo era stata decisa una nuova competenza territoriale. Sarà la procura di Roma, ad esempio, a giudicare la posizione di Chiodi a cui i due pm pescaresi avevano contestato la cifra più alta di circa 24 mila euro, mentre quella di Rimini esaminerà il caso di Pagano a cui era stata contestata una cifra tra i 10 e 15 mila euro. Accanto agli ex due vertici della Regione, altre cinque posizioni erano state già stralciate per essere trasmesse alle relative procure di competenza: Alfredo Castiglione (Roma), Paolo Gatti (Roma), Luigi De Fanis (Roma), Mauro Febbo (Verona) e Carlo Masci (Roma).

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Il fascicolo iniziale contava 25 politici accusati a vario titolo di truffa, peculato e falso. Ma di quell’inchiesta, a Pescara, sono rimasti adesso solo tre nomi per cui i pm hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio: l’ex assessore alla Sviluppo, Turismo e Ambiente Mauro Di Dalmazio, l’ex assessore alla Pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio Lanfranco Giuliante e l’ex assessore ai Lavori pubblici Angelo Di Paolo. Per i tre, i pm Di Florio e Bellelli hanno lasciato inalterato l’impianto accusatorio che comprende, nel caso dell’ex assessore Di Dalmazio, una trentina di missioni contestate mentre l’utilizzo reputato improprio della carta di credito della Regione viene contestato anche a Giuliante e Di Paolo. Starà al giudice per le indagini preliminari fissare la data dell’inizio dell’udienza preliminare. (p. au.)

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