Tabacci e D’Ambrosio «Ora si volta pagina»
Il presidente di Centro democratico: un errore non candidare Di Paolo, sarebbe stata la dimostrazione del fallimento della precedente giunta
PESCARA. Bruno Tabacci, deputato e presidente di Centro democratico, è capolista alle europee della circoscrizione Sud per la lista Scelta Europea. Alle regionali la lista ha candidato Giorgio D’Ambrosio entrando in forte polemica col Pd che l’aveva invece escluso.
Tabacci, la situazione si è tranquillizzata con il Pd?
«Era nata una questione chiaramente malposta. Noi abbiamo scelto la coalizione di centrosinistra fin dall’inizio e abbiamo sostenuto la candidatura di D’Alfonso. Poi la coalizione è libera di formarsi le liste come vuole, tenendo conto che ci sono delle regole».
Ma non siete riusciti a candidare l’ex assessore Di Paolo e allora lo avete fatto coordinatore regionale del partito.
«Sono convinto che in Abruzzo si può voltare pagina. E anche il passaggio che ha fatto Di Paolo con noi è la dimostrazione pratica del fallimento del precedente governo. Non candidarlo forse è stato un errore, perché sarebbe stata la sconfessione vera della politica di Chiodi».
Cos’è Scelta europea e perché appoggia l’ex premier del Belgio Guy Verhofstadt ?
«Scelta europea fa riferimento all’Alde, l’Alleanza Liberali Democratici Europei. Guardando agli schieramenti in campo appariva normale per me collocarmi in alternativa tra la scelta socialista e la scelta dei popolari che in realtà sono populisti».
Questa sarà una legislatura europea costituente?
«È inevitabile. Ci sono quelli che ritengono che l’Europa sia qualcosa di sbagliato, ma sono persone profondamente strabiche: i numeri dicono che se i 530 milioni di europei voglio essere protagonisti devono restare insieme».
Il 25 maggio sarà un punto di svolta per la politica italiana e quale sarà il ruolo di Centro democratico?
«Se questa formazione ottiene un risultato apprezzabile si candida a essere interlocutore al centro dentro la coalizione di centrosinistra. Non in maniera ambigua. E il Pd farebbe un grande errore se immaginasse di essere autosufficiente».
Come riformerebbe le Regioni?
«L’esperienza delle Regioni non ha prodotto risultati buoni. Il Titolo V deve tentare di ricostruire un rapporto di chiara responsabilità in materia di competenze tra Stato e Regione e va ripensato tutto il tema della sanità. Sono anche per riorganizzarle sul piano territoriale».
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