«Tagliare l’intreccio politica e affari»

Quagliariello: la nuova classe dirigente spazzerà le calunnie e gli intrighi.

PESCARA. «Un Patto etico significa reciproco rispetto tra gli opposti schieramenti. Rispetto che aiuti quel progetto di creazione di una nuova classe dirigente». Gaetano Quagliariello vice presidente dei senatori del Popolo della libertà è lapidario nel suo concetto di Patto etico. Per lui «sobrietà e verità» sono da promuovere in quei comportamenti politici virtuosi che sanno respingere il «clima mefitico, dove si mischiano ai fatti, le fantasie e le calunnie».

Il senatore Quagliariello entra nel dibattito aperto da un editoriale del direttore de il Centro Luigi Vicinanza dal titolo «Patto etico contro gli scandali», che ha visto la partecipazione e le proposte di esponenti del centrosinistra e del centrodestra abruzzese.

Senatore lei è stato il promotore del rinnovamento della classe dirigente del centrodestra in Abruzzo con la nomina e l’elezione del presidente Chiodi. Una svolta arrivata dopo la caduta della giunta regionale di centrosinistra travolta dall’inchiesta della procura di Pescara. Senatore cosa intende lei per Patto etico tra schieramenti opposti?
«Penso che i “patti etici” si determinino con i fatti e presuppongano una reciproca legittimazione virtuosa tra i due schieramenti. Mi spiego. Penso che l’Abruzzo sia investito da due fenomeni: uno del tutto peculiare, l’altro che riguarda il Mezzogiorno. In Abruzzo non c’è stata malavita organizzata, ed è unica regione del sud con il Molise dove non è presente la camorra, la mafia, la sacra corona unita, ecc. ecc. Questa situazione è stata in qualche modo compensata dal crearsi di una serie di schieramenti trasversali all’interno della regione con l’obiettivo di fare affari».

Come?
«Si sono strutturate connessioni tra imprenditori e politici. Questo stato di cose non solo ha determinato le situazioni che conosciamo con le differenti crisi che si sono avute, ma anche una situazione nella quale si sono rincorse le voci, le maldicenze, le delegittimazioni. Tutto questo senza che l’opinione pubblica avesse la possibilità di distinguere tra verità e calunnie».

La sua è una analisi nuova. Come possiamo sintetizzarla?
«Penso a questa sintesi: in Abruzzo, in mancanza di nemici esterni, si sono creati schieramenti trasversali sia sul piano degli affari, sia su quello della calunnia reciproca».

La sua analisi presuppone una classe politica e imprenditoriale alle prese con interessi e connivenze trasversali. C’è speranza di qualcosa di nuovo?
«La convergenza di schieramenti trasversali ha rafforzato un altro fenomeno che è tipico del Mezzogiorno, ossia, la difficoltà di costruire classi dirigenti coese e compatte».

Lei è docente di storia contemporanea, può dirci perchè le classi politiche sono così litigiose e poco unite nel Mezzogiorno?
«A quella fase conclusiva della prima Repubblca tra il 1992 e il 1994 è susseguito lo spostamento del baricentro della classe politica dal sud verso il nord. Con l’avvento della cosiddetta seconda Repubblica ci si è orientati verso il nord. Questo ha portato a grosse difficoltà nella costruzione di nuove classi politiche in Abruzzo come nel sud. O meglio la politica è stata risucchiata in quegli schieramenti trasversali. Oggi noi parliamo ancora di esponenti politici della prima Repubblica come nel caso dell’ex ministro Remo Gaspari perchè dopo non ci sono stati fenomeni politici e classi dirigenti che possono porsi allo stesso livello. Così la politica è deteriorata dal punto di vista etico e si sono susseguiti gli scandali».

Senatore Quagliariello lei pensa che il centrodestra abbia attuato un reale cambiamento in Abruzzo?
«Io penso che con le ultime elezioni una pagina si sia girata. Ora c’è un tentativo da parte del centrodestra di dare vita a una vera e propria classe politica dirigente. Un tentativo difficile che sconta molti attacchi e resistenze interne ma con i nuovi sindaci, presidenti delle Province, e nella Regione e con una parte dei parlamentari si sta costruendo un primo nucleo coeso che non ha più connessioni con le vecchie logiche. Penso che anche nel centrosinistra sia partita una riflessione critica sulla sua classe dirigente».

Lei però senatore non ignora che a decidere le crisi politiche ed istituzionali più che partiti e cittadini, sono state le inchieste della magistratura. Accuse che hanno travolto amministrazioni e politici. A suo giudizio un Patto etico nella politica può prescindere da un rapporto con la magistratura?
«E’ necessario ricostruire un rapporto che sia fisiologico con la magistratura. La magistratura ha un compito che non è facile che è quello di distinguere i fatti dalle voci, dalle calunnie e dalle strumentalizzazioni. E’ evidente che qualche volta la magistratura sulla base fattuale può essere anche criticata ma non deve essere delegittimata. Così come le decisioni della magistratura non possono essere strumentalizzate. Questo senso dell’equilibrio deve rientrare nel Patto etico tra i due schieramenti».

Nel Pdl e nel Pd spesso si incita a colpire l’avversario rilanciando le accuse poste dai pubblici ministeri.
«E’ fisiologico che un amministratore incappi in una accusa, ma questo non significa essere già colpevole. Prima bisogna attendere la verità. Solo se si hanno queste reciproche accortezze si può uscire dal clima mefitico di accuse e contro accuse. Che sono poi il gap negativo avuto in questi ultimi anni».

Il centrodestra in Abruzzo ha conquistato quasi tutto. Ha oggi potere e facce nuove, ci sono rischi all’orizzonte?
«Il Pdl è stato premiato alle ultime elezioni ma sarebbe un errore se considerassimo questo come una sorta di acquisizione del potere. Più semplicemente oggi abbiamo un ruolo che gli elettori ci hanno assegnato e come tale è provvisorio, questo implica una idea di servizio nei confronti della comunità. E’ evidente che qualsiasi schieramento lavora per essere riconfermato, è normale, ma è altrettanto normale che prima o poi si tornerà a svolgere un ruolo di opposizione».

Il presidente Gianni Chiodi ha fatto i suoi primi mesi di governo. Che giudizio ne da lei?
«Il presidenete Chiodi è uno dei perni attorno al quale sta nascendo una nuova classe dirigente. Come tale va giudicato anche per la sua capacità di assemblare e tenere insieme una squadra».