Teramo, scuole sicure: «Costa meno demolire e ricostruire»
Teramo, al convegno dell’associazione genitori parla il sindaco di Raiano. Dove c’è l’istituto più antisismico d’Abruzzo
TERAMO. Nella regione dove nove scuole su dieci non sono sicure c’è finalmente un sindaco che dice: «Meglio demolirle e ricostruirle». Marco Moca, il primo cittadino di Raiano, lo ha detto e lo ha fatto. E oggi la scuola del suo paese dell’Aquilano è diventata un modello per l’Abruzzo. Accoglie 151 alunni delle elementari e 211 delle medie. E’ costata 3.360.000 euro, ed è considerata la più sicura nella regione dove 393 istituti, su 417 censiti dall’inchiesta del Centro, hanno bisogno di lavori di adeguamento milionari. Ne occorrono 163 di milioni per le sole 25 scuole superiori di Teramo. Ma il sindaco di Raiano ha le idee molto chiare. E quando ieri Moca ha terminato il suo intervento, al convegno sul futuro delle scuole abruzzesi organizzato a Teramo dall’Assai, l’associazione dei genitori che si batte per la sicurezza degli edifici scolastici, la platea lo ha applaudito a scena aperta.
Dipendente dell’Agenzia delle Entrate e da sette anni sindaco, Moca racconta al Centro la storia della scuola più antisismica d’Abruzzo intitolata a Umberto Postiglione, maestro, poeta e anarchico, che partì giovanissimo per l’America e lì morì, dopo aver conosciuto Sacco e Vanzetti. Un anarchico dà quindi il nome alla scuola modello. «Perché in Abruzzo», dice il sindaco di Raiano, «la normalità è considerata anormalità. La vecchia scuola, che ho fatto demolire, aveva un indice di rischio sismico 0,10: quasi il peggiore. Il 2 novembre del 2015 sono cominciati i lavori. Il 25 febbraio del 2017 l’abbiamo inaugurata. Ed io mi emoziono ancora mentre vedo la fotografia scattata ai bimbi nelle nuove aule quel primo giorno di scuola». In meno di un anno e mezzo, Moca è riuscito a centrare il suo obiettivo. «Ho utilizzato i fondi Scuole d’Abruzzo stanziati nel 2013 per gli adeguamenti sismici durante la giunta Chiodi. Ed ho sempre fatto squadra con ingegneri, geologi, geometri e impresa. E ancora oggi, quando manca da completare solo la palestra, ci riuniamo almeno una volta al mese», spiega il primo cittadino, «conosco i problemi di tutti gli altri sindaci abruzzesi. Nessuno di noi può fare nulla se non ha soldi, tanti soldi. Ma io, sin dal primo giorno, ho deciso di non spendere i finanziamenti per adeguare il vecchio edificio. Anche se l’ostacolo maggiore da superare è stato quello di far capire che costa di meno demolire e ricostruire una scuola insicura». Mentre Moca parla, le immagini dell’istituto di Raiano scorrono sul grande schermo montato nella sala polifunzionale della Provincia di Teramo, davanti a una platea in cui i politici e gli amministratori regionali si contano però con appena due dita: Sara Marcozzi, consigliere del M5S che, sulle scuole sicure ha fatto una battaglia, e Luciano Monticelli, ex sindaco di Pineto passato in Regione con la maggioranza del governatore Luciano D’Alfonso. Poi, tra le mamme sedute, si scorge un volto tragicamente noto. E’ quello di Antonio Morelli, padre della piccola Morena che non c’è’ più. Aveva sei anni la sua bambina quando il terremoto fece crollare la scuola di San Giuliano di Puglia e morirono 27 alunni con la maestra. Da quel giorno papà Antonio gira l’Italia, da Nord a Sud, per ripetere, fino all’assillo, le stesse accuse. E per dare schiaffi alla politica, come ha fatto anche ieri a Teramo: «Sono stufo di intitolare piazze alle vittime di San Giuliano», dice. «Sono morti che la classe politica ha sulla coscienza. Girando l’Italia ho visto cose orrende: nemmeno i canili sono costruiti così. Ma l’impunità è dilagante», si sfoga Morelli. Persino il geometra, che venne condannato a 5 anni per il crollo della scuola di San Giuliano, sta per tornare a lavorare in Comune. E Antonio non può accettarlo. «Sbaglia chi dice che le scuole abruzzesi che non sono cadute non cadranno mai», è il messaggio di Leda Ragas, presidente dell’associazione dei genitori, che si commuove quando ascolta le parole del papà della piccola Morena. «Non c’è senso dell’urgenza», afferma il geologo dell’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, Enrico Miccadei, relatore al convegno insieme all’ingegnere aquilano Roberto Bove, all’architetto teramano Raffaele Di Marcello, all’altro geologo Elio Ursini che, da L’Aquila, è stato tra i primi ad arrivare ad Amatrice. E a Ilaria Carosi, la psicologa dei traumi da scuola insicura. Ma alla fine, il messaggio più rassicurante è quello del sindaco Moca. E di un paese, Raiano, che è già anni luce più avanti del resto d’Abruzzo.