Voto in primavera, solo il Pdl è contro
La proposta di Sel e Pd sull’anticipo delle elezioni regionali. Udc: no a un anno di campagna. Idv: Chiodi si dimetta
PESCARA. «Quando si dice, come sostengono Melilla e Legnini, che votare per le regionali riallineaMdoci alle altre regioni italiane nella primavera 2014 sarebbe un "colpo di stato", mentre votare prima sarebbe un toccasana democratico, si dimostra soltanto che al di là delle apparenze, nella sinistra riemerge sempre il vizietto marxista della doppia morale: ossia le regole valgono solo per gli altri e si possono piegare per servire i propri (presunti) interessi del momento». Riccardo Chiavaroli boccia così la proposta di anticipare di sei mesi le elezioni regionali in Abruzzo, tenendole nella primavera del 2013 insieme con il voto per il Parlamento. Chiavaroli, portavoce del gruppo dei consiglieri regionali del Pdl di cui fa parte, interviene sulla proposta lanciata dal segretario regionale di Sel (Sinistra ecologia e libertà), Gianni Melilla, e accolta dal senatore del pd, Giovanni Legnini, nel corso del convegno sul riformismo della politica, organizzato sabato a Chieti da Achille Gaspari, esponente dell’Udc e figlio del leader abruzzese della Dc, Remo Gaspari, morto un anno fa.
Ma se l’esponente del partito del presidente della regione, Gianni Chiodi, non ci sta, a starci c’è tutto il restante spettro della politica abruzzese, sebbene con ragioni e motivazioni diverse.
Il primo è Camillo D’Alessandro, capogruppo del Pd in consiglio regionale, che rivendica la primogenitura della proposta.
«E’ una proposta che ho avanzato a titolo personale, poche settimane fa», dice D’Alessandro. «Nel farla partivo dalla constatazione che due turni elettorali, a distanza di sei mesi l’uno dall’altro, non si reggono. A favore dell’accorpamento ci sono ragioni economiche e politico-funzionali. Allineare le elezioni regionali a quelle politiche consente anche una semplificazione del quadro politico. Non ci sarebbero, infatti, più alibi fra chi vince in Abruzzo e chi si aggiudica le Politiche. Andare a votare sei mesi prima della scadenza naturale della legislatura regionale, però, è possibile solo se Chiodi si dimette. Il governatore dovrebbe motivare le sue dimissioni ammettendo che, quattro anni dopo l’insediamento, tutte le riforme immaginate e annunciare non si sono fatte perché non c’è una maggioranza in grado di fare delle scelte importanti. Chiodi, insomma, dovrebbe, con le sue dimissioni, lanciare una sfida alla sua coalizione».
Un sì alla proposta arriva anche da un esponente di primo piano dell’Udc, Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti. «Potrebbe essere utile anticipare e accorpare il voto», dice Di Giuseppantonio, «perché consentirebbe di risparmiare dei soldi, ma tecnicamente è difficile che si realizzi se non nel caso di dimissioni da parte di Chiodi. Sarebbe utile anche per una ragione politica, perché anticipare il voto consentirebbe di evitare una logorante campagna elettorale lunga un anno che non gioverebbe all’Abruzzo e alla politica nel suo complesso».
C’è, infine, chi invoca il buon senso a sostegno della proposta. E’ il caso di Carlo Costantini, consigliere regionale dell’Italia dei valori. «sarebbe una decisione di buon senso», dice l’ex sfidante di Chiodi alle elezioni del 2009, «non solo per la spesa che si risparmierebbe ma anche per normalizzare il momento del voto in abruzzo: non possiamo pensare di andare a votare per la regione in novembre per i prossimi 20 anni».
«Dal punto di vista poltico», prosegue l’esponente dell’Idv, «sarebbe un prendere atto che la spinta propulsiva di Chiodi, se ma c’è stata, è esaurita ormai, con la fine dei suoi poteri commissariali. Conviene anche a Chiodi che i poteri da lui custoditi individualmente li riconsegnasse non al consiglio regionale ma agli abruzzesi, ricandidandosi per sottomettere, come è giusto, il suo operato al giudizi dei cittadini elettori».
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