Contro il razzismo il Buco della memoria
La casa di produzione Hbo che ritira dalla sua piattaforma il film “Via col vento”; statue di Winston Churchill sfregiate con insulti; una catena svizzera di supermercati ha ritirato dagli scaffali i dolci chiamati «Mohrenkoepfe», in italiano «moretti»: tra gli effetti dell’omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto in America c’è anche un’ossessione neopuritana che vorrebbe cancellare dal mondo ogni cosa sospettata di razzismo. Il meccanismo con cui sradicare tutto ciò che non collima con il politicamente corretto ricorda quello che George Orwell aveva immaginato nel suo romanzo “1984”. In quel capolavoro distopico, lo scrittore inglese immagina un Buco della memoria, uno scivolo che conduce a un inceneritore usato per la censura. «Quando qualcuno», scrive, «sapeva che un certo documento doveva essere distrutto, oppure vedeva per terra un pezzo di carta in tutta evidenza gettato via, automaticamente sollevava il coperchio del buco della memoria più vicino e ve lo lasciava cadere dentro, dove un vortice di aria calda l'avrebbe trasportato fin nelle enormi fornaci nascoste da qualche parte nei recessi del fabbricato». A presiedere a questo gioco c’è un organismo che, fin dal nome, non ammette censure: il Ministero della Verità.
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