Donare se stessi per il vaccino anti-Covid

26 Agosto 2020

Ha una cinquantina di anni ed è una donna. Non si sa altro di lei. È la prima volontaria che, ieri mattina, si è sottoposta alla sperimentazione del vaccino anti-Covid iniziata nell’ospedale Spallanzani a Roma. «Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo», ha detto. «Mi auguro che la mia disponibilità possa essere d’aiuto per salvare vite e che le persone siano sempre più responsabili per non mettere a rischio se stessi e gli altri». Dopo che le è stata somministrata una dose del vaccino, la donna è tornata a casa. «Sta molto bene», ha detto il direttore sanitario dell’ospedale, Francesco Vaia. «Se tutto avviene nei tempi programmati il nostro auspicio è che sia prodotto in primavera». L’atto di generosità della donna è stato ricambiato con 700 euro. Un compenso quasi simbolico per un gesto di donazione, di diminuzione di sé in favore del prossimo, che sarebbe piaciuto a Simone Weil. Per la filosofa francese, infatti, esiste una parte dell’anima creata da Dio, inalterabile, e una parte creata dall’uomo – l’Io, la persona – che deve essere decreata. «Ciò che nell’uomo è immagine di Dio non è il fatto che egli sia una persona», scriveva la Weil, negli anni ’40, in “Attesa di Dio”, il suo ultimo libro, «ma qualcosa che è connesso con questo: è la facoltà di rinunciare a essere persona, è l’obbedienza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA