Il dopo-Francesco: chi sono gli abruzzesi di Leo Burke, il cardinale che Trump vorrebbe Papa

L’alto prelato è presidente di una onlus con profonde radici nella nostra regione. Da un generale della Finanza marsicano all’ex prefetto di Pescara: tutti i nomi. (Nella foto, il cardinale Raymond Leo Burke)
Raymond Leo Burke, il cardinale anti-Bergoglio che Trump vorrebbe papa, ha una fitta rete di relazioni in Abruzzo. Il porporato statunitense, ieri presente in Vaticano al rito della traslazione della salma di Francesco, e nel recente passato alla guida della fronda ultraconservatrice al Santo Padre, è il «presidente d’onore» della Fondazione Vexillum, al cui interno si mescolano soprattutto militari, monarchici, personaggi di destra e i massimi vertici della Lega, a partire dal vicepremier Matteo Salvini e dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. Scorrendo l’organigramma della onlus – nata, si legge nello statuto, per «farsi interprete della voce di ogni essere umano la cui soprannaturale dignità viene misconosciuta e violata da più parti» – spuntano il nome di sei abruzzesi vicini a Burke, che è tornato sotto la luce dei riflettori dopo che il tycoon lo ha definito un difensore dei valori tradizionali della chiesa.
IL SACERDOTE E L’AVVOCATO Il primo nome è quello del presidente della fondazione don Bruno Lima, 59 anni, originario di Marsala ma da lungo tempo nella nostra regione, sacerdote dell’arcidiocesi metropolita dell’Aquila e professore ordinario emerito di Diritto canonico all’Istituto superiore di scienze religiose. Membro del consiglio di amministrazione di Vexillum è l’avvocato, anche lui aquilano, Francesco Saverio de Nardis, 59 anni, iscritto all’Ordine forense dal 23 ottobre 1995. De Nardis è anche il referente per l’Abruzzo dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, di cui pure Silvio Berlusconi era stato nominato «cavaliere di Gran Croce di merito con placca d’oro».
IL GENERALE E L’EX PREFETTO C’è poi il comitato tecnico-scientifico della Fondazione, di cui fanno parte i già citati ministri del Carroccio. Ma il componente indicato al primo posto dell’elenco è il generale di divisione della guardia di finanza Gioacchino Angeloni: nato ad Avezzano, è ufficiale di collegamento con il ministero delle Imprese e del made in Italy. Sotto le insigne di Vexillum ecco anche l’ex prefetto di Pescara Vincenzo D’Antuono, originario di Castellammare di Stabia.
GLI EX DIRIGENTI Nutrita, sempre tra i componenti del comitato tecnico-scientifico, è la schiera di dirigenti pubblici. Tra questi, restando in tema abruzzese, troviamo Paola Durastante, in passato direttrice delle sedi Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) di Pescara e L’Aquila, e Quirino Cervellini, nativo di Tagliacozzo, ex dirigente del Comune dell’Aquila.
IL CARDINALE IN ABRUZZO Il legame con l’Abruzzo del cardinale trumpista Burke è dimostrato anche dall’ultima iniziativa organizzata all’Aquila, lo scorso 1° marzo, nella sala rosa di Palazzo de Nardis. Classificato come «simposio», all’appuntamento si è potuto accedere solo «esibendo l’invito» e con outfit obbligatorio: «signori e signore: abito scuro»; «ecclesiastici: abito piano»; «militari: uniforme-abito scuro». Titolo del convegno: «L’ordine sacro della vita della Chiesa». Con prolusione, si legge testualmente, di «Sua Eccellenza Reverendissima il Signor Cardinale Raymond Leo Burke, prefetto emerito del Supremo tribunale della Segnatura apostolica». le presidenze passate Burke è solo l’ultimo presidente d’onore in ordine di tempo della Vexillum. Il suo predecessore, quando ancora la fondazione si chiamava Giuseppe Sciacca, era George Pell, il controverso cardinale australiano morto a gennaio 2023. Dopo essere stato accusato, nei primi anni Duemila, di aver coperto e insabbiato numerosi casi di abusi su minorenni da parte di preti, il porporato fu coinvolto egli stesso in uno dei processi per pedofilia più famosi in Vaticano. Nel 2017, infatti, è stato imputato in Australia di reati sessuali a danno di minori risalenti agli anni Settanta, periodo in cui Pell era parroco a Ballarat, sua città natale, a un centinaio di chilometri da Melbourne. Nonostante si fosse sempre proclamato innocente, nel processo è stato giudicato colpevole di molestie su due tredicenni e, nel marzo 2019, condannato a sei anni di carcere. L’appello del cardinale è stato poi respinto. È rimasto in carcere per più di 400 giorni, fino a quando, nel 2020, è stato assolto da ogni accusa all’unanimità dalla Corte Suprema australiana. Prima ancora di Pell, il presidente d’onore è stato il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodriguez Maradia, che appoggiò Papa Francesco durante il conclave del 2013.
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