Il sogno impossibile di Mihajlovic

21 Febbraio 2019

Nel calcio italiano popolato più da tatuati che da fuoriclasse ci sono ancora persone che vale la pena di stare a sentire. Una di queste si chiama Siniša Mihajlovic, e ora allena il Bologna dopo aver giocato in squadre come la Lazio e l’Inter. Non è italiano ma serbo e ieri ha compiuto 50 anni. È nato a Vukovar, uno dei centri più colpiti dalle guerre che martoriarono l’ex Jugoslavia negli anni ’90. Lì, a Vukovar, è cresciuto Mihalovic e l’ha ricordata in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. «Ci sono tornato due anni fa, dopo 25 anni. L'ultima volta era stata durante il conflitto nel 1991. Era tutto raso al suolo Non volava un uccello, non c'era un cane. Spettrale. Ricordo lo sguardo di due ragazzini di 10 anni, imbracciavano i mitra. Avevano occhi da uomini in corpi da bambini. Occhi tristi che avevano già visto tutto, tranne l'infanzia». Gli hanno chiesto dei suoi sogni, poi. E lui ha parlato del più desiderato ma impossibile: «Mio padre faceva il camionista. È morto a 69 anni, di tumore ai polmoni. Quando se n'è andato io non c'ero. Ci penso tutti i giorni. Durante la guerra lo imploravo di venire in Italia ma volle restare nel suo Paese. Vorrei potesse vedere come sono cresciuti i suoi nipoti. Quando si parla di sogni non penso ad alzare una Champions League o uno scudetto. Il mio è impossibile: poter riabbracciare mio padre».
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