Il sorriso di Nadia Toffa che resterà con noi
Quando pensiamo a cosa rimarrà di noi, ci illudiamo spesso che l’altrui ricordo aderisca a ciò che di significativo siamo riusciti a combinare in questa vita. Ma il filo che ci legherà a chi ci sopravvive è annodato, quasi sempre, intorno a parole e gesti scomparsi dalla nostra stessa memoria. Accadrà forse lo stesso anche per Nadia Toffa, l’inviata delle Iene morta ieri a 40 anni dopo una coraggiosa lotta contro il cancro. Di lei restano i servizi sugli intrecci fra politica e affari o in difesa dell’ambiente. Ma la meccanica fragile e spietata della memoria ci induce a dubitare della loro capacità di battere la freccia del tempo. Ciò che di questa bella e sfortunata giovane donna rimarrà con noi sarà una sorta di spirito della primavera: la grazia dei gesti, lo splendore del sorriso, la forza vitale che traspariva perfino dal suo modo di ballare fra un servizio e l’altro del programma che le diede fama e a cui lei restituì un’impagabile leggerezza. Il ricordo ubbidisce infatti a misteriose leggi, simili a quella dell’eterogenesi dei fini. Puntiamo a un obiettivo ma ne raggiungiamo un altro che, nel caso di Nadia Toffa, merita il rimpianto delle cose acciuffate e subito perdute.
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