L’enigma dell’uomo senza memoria
Non si conosce la sua età né il nome né la provenienza. E lui non può essere d’aiuto giacché non si comprende neppure la lingua in cui parla. Lui è un uomo che dal 22 agosto del 2018 vive nel pronto soccorso del Policlinico Casilino a Roma dove fu ricoverato dalla polizia che lo trovò, per strada, in preda a una crisi epilettica. «Dovrebbe chiamarsi Igor, Igor Kozlov», dicono in ospedale. «Non avendo identità né uno straccio di indizio che possa far risalire alle sue origini», ha scritto il Corriere della Sera, «Igor — che si esprime con suoni gutturali e sembra non comprendere il linguaggio — non è trasferibile. Occupa uno spazio del pronto soccorso, ricoverato fisso accanto ai malati. “Ci fa tenerezza perché non è niente e nessuno. È un pulcino abbandonato”, dice di lui il direttore del Dipartimento, Adolfo Pagnanelli». Decine di mediatori culturali hanno cercato invano di capire la lingua in cui a volte parla. L’enigma di Igor è una falla nella ragnatela della perpetua connessione digitale che ci avvolge, un indizio che si possa ancora evadere dalla prigione del controllo invasivo. La smemoratezza di Igor è una crepa in quel muro, che lasci ancora passare la luce che illumina la vita autentica.
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