Questo caldo che sospende le emozioni
Fa caldo. Ma questo lo sappiamo tutti. Il meteo dice che quella di oggi dovrebbe essere l’ultima giornata torrida prima della pioggia. Il meteo non ci racconta, però, ciò che si accompagna a quei numeri che osserviamo sui nostri telefonini: 38 gradi con caldo percepito di 40 gradi, e così via. Quel che percepiamo, oltre al caldo, è una tregua del pensiero e del giudizio, avvertiti come pesi eccessivi da aggiungere alla pura fatica della sopravvivenza. È una sensazione simile a quella che si accompagna a un’eclisse, in una singolare simmetria fra lo scomparire del sole e la sua massima effusione. Michelangelo Antonioni raccontò questi estremi in due film, “L’eclisse” e “Professione: reporter”. «Tutto quello che riesco a pensare è che durante l'eclisse probabilmente si fermeranno anche i sentimenti», annotò nel suo diario il regista ferrarese mentre preparava quel film del 1962. Tredici anni dopo, congiunse gli estremi con la sequenza finale di “Professione: reporter”. Mentre il protagonista, Jack Nicholson, muore nella stanza di una locanda, sulla piazza antistante, sotto un sole abbacinante, la vita prosegue non toccata dal pensiero di quel lutto: una donna si aggira senza direzione; un vecchio si asciuga il sudore; tre donne passeggiano. Il corso delle cose umane procede immutato, al riparo dal sole delle emozioni.
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