Se il volto umano diventa un nemico
A Torino è vietato guardarsi in faccia se si viaggia su un autobus. Si chiama “distanziamento verticale” e l’obbligo di osservare questa misura anti-Covid è stato stabilito dalla Gtt, l’azienda di trasporto pubblico locale. «Particolare attenzione è posta al “distanziamento verticale” per cui occorre evitare di trovarsi faccia a faccia con gli altri passeggeri», spiega la Gtt. «La maniera migliore per osservare questa modalità di prevenzione è rivolgere sempre lo sguardo verso i finestrini dei mezzi». È difficile capire come questo divieto possa aiutare a contenere l’epidemia, ma ci sarà pure una ragione che sfugge ai profani. Ciò che, invece, non sfugge a chi è ancora affezionato alla trama dei rapporti umani messa in pericolo dalla pandemia è la ferita inferta da questo divieto a un’idea della nostra presenza nel mondo. Il volto umano è il segno fisico più potente dell’appartenenza a un’unica famiglia umana e della condivisone di un comune destino. Nei Promessi Sposi è il volto di Lucia a cambiare l'Innominato ed è il volto del cardinale Federigo a farlo sciogliere nell'abbandono alla Provvidenza. Il grande filosofo francese Emmanuel Lévinas scriveva che «nella rivelazione di un volto si nega l'impersonalità della violenza: il faccia a faccia instaura la conoscenza dell'altro, apre l'etica del colloquio autentico tra uomo e uomo».
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