Strage di Latina, ora la mamma sa tutto. Oggi l'addio alle bambine

9 Marzo 2018

Antonietta è ancora ricoverata nel reparto di terapia intensiva del San Camillo a Roma

ROMA. Ai familiari non ha detto una parola. Quando le hanno rivelato che le sue bambine non c'erano più è rimasta in silenzio. Impietrita. Di quella mattina, Antonietta non ricorda nulla. Della furia omicida del marito, degli spari e della tragedia. Nel suo letto del reparto di terapia intensiva del San Camillo, la donna si è chiusa nel suo dolore, seguita da un'equipe di psicologi che la controllano costantemente. Oggi, ai funerali di Alessia e Martina lei, la madre, non potrà esserci. Le sue condizioni di salute non lo consentono ancora. Nonostante non sia più sotto l’effetto dei sedativi, infatti, la donna, rimasta gravemente ferita da tre colpi di pistola esplosi dal marito, Luigi Capasso, resta ancora in terapia intensiva sotto il costante controllo dei medici dell’ospedale. E questa mattina, nella chiesa di San Valentino, a Cisterna di Latina, amici, parenti e familiari renderanno omaggio alle bambine, di otto e quattordici anni, uccise nel sonno dal padre carabiniere, che aveva appena teso un agguato in garage alla moglie che stava andando al lavoro. La scorsa settimana erano saltate, invece, le esequie religiose per il militare dell’Arma, che dopo la strage si era suicidato con un colpo di pistola: per volontà della famiglia la salma del 43enne era stata solo benedetta nel cimitero di Poggioreale, a Napoli. Nel tragitto verso la chiesa dove si sarebbero dovuti tenere i funerali il feretro era stato accompagnato dagli insulti di molte persone. Sul duplice omicidio seguito dal suicidio commesso dal militare sono in corso due indagini della magistratura, una della procura di Latina e un'altra di quella militare. Anche l'Arma dei carabinieri ha avviato un'inchiesta interna. Si tratta di verificare se ci siano state omissioni o trascuratezze, visto che la moglie dell'appuntato aveva presentato un esposto sul comportamento aggressivo del marito, che non accettava la separazione, anche con le figlie. Capasso era già stato sottoposto in passato a un iter disciplinare. Quando chiese di poter usare un alloggio di servizio in caserma a seguito della separazione gli fu prospettato di farsi seguire da uno psicologo dei carabinieri, ma rifiutò sostenendo di averne già uno. Fu sottoposto all'esame di una commissione medica che, dopo avergli dato otto giorni di riposo, lo giudicò idoneo al servizio. Di conseguenza poté tenere la pistola d'ordinanza, con cui poi ha sparato alla moglie e ha ucciso le figlie.