Tangenti, l'ex direttore scolastico Abruzzo si difende: "Ero depressa, ricevevo e spendevo"

8 Settembre 2022

Giovanna Boda, "Lady istruzione" interrogata dai pm: "Non ho avuto la prontezza di sottrarmi alla grave situazione creata mettendomi in malattia come avrei dovuto fare"

ROMA. «Ammetto tutti gli addebiti di cui ai capi A e B che mi avete mostrato ma sicuramente non ricordo nel dettaglio le singole dazioni o utilità anche perché in quel periodo mi ero sottoposta a una forte cura» che mi «ha portato ad avere forti comportamenti compulsivi, depressione e alterazione della realtà». È quanto ha dichiarato ai pm di Roma, nel luglio scorso, l'ex capo dipartimento del Ministero dell'Istruzione, "Lady istruzione" Giovanna Boda, coinvolta nell'indagine su presunti episodi di corruzione in appalti al dicastero di viale Trastevere.

Boda è accusata dalla procura di Roma di aver incassato mazzette milionarie per pilotare gli appalti pubblici sui corsi scolastici. 47 anni, prima dell'inchiesta, era una dirigente di successo del ministero dell'Istruzione. Nel 2011 è stata direttore dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo dove aveva già operato a seguito del terremoto del 2009, coordinando gli interventi volti al recupero dell'attività scolastica.

Sposata con Francesco Testa ex procuratore capo a Chieti, oggi magistrato della procura europea - è uno dei cardini del ministero per il quale ha curato per diversi anni la direzione dello studente. Solo nel biennio 2016-2018, quando ha lasciato gli uffici di viale Trastevere per trasferirsi a Palazzo Chigi e seguire Maria Elena Boschi in quel periodo sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei ministri. E' stata tra le organizzatrici delle giornate della Legalità, della nave che ogni anno porta a Palermo centinaia di studenti per commemorare l'assassinio dei pm Falcone e Borsellino. In virtù del suo impegno nel 2014 è stata nominata commendatore dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dopo i terremoti che hanno travolto l'Abruzzo, Boda si presentava nelle scuole allestite nei capannoni per assicurarsi di persona che tutto procedesse bene per gli studenti e che potessero studiare e ritrovarsi in sicurezza.

Adesso assieme all'imprenditore, Federico Bianchi di Castelbianco, che l'avrebbe corrotta si deve difendere dalla pesantissima accusa di corruzione. Avrebbe incassato tangenti (in certi casi solo promesse) per più di 3 milioni e 200mila euro per sbloccare appalti da 23 milioni di euro a favore di Bianchi di Castelbianco. Nel 2011 è stata direttore dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo dove aveva già operato a seguito del terremoto del 2009, coordinando gli interventi volti al recupero dell'attività scolastica.

Nei giorni scorsi i magistrati di piazzale Clodio hanno chiuso le indagini, atto che anticipa la richiesta di processo, per lei e altri indagati tra cui Federico Bianchi di Castelbianco. Nel corso dell'atto istruttorio, svolto davanti al pm Carlo Villani titolare del fascicolo, l'ex alto dirigente ministeriale, ha aggiunto di non avere avuto «la prontezza di sottrarsi alla grave situazione creata mettendomi in malattia come avrei dovuto fare. Ho avuto un comportamento compulsivo che mi ha indotto a spendere tutti i soldi che mi dava Bianchi di Castelbianco oltre a quello che guadagnavo con il mio stipendio, tanto è vero che non ho più niente, come risulta anche dal fatto che il sequestro nei miei confronti è stato di circa soli 30mila euro».

Boda si è detta pronta a saldare almeno una parte di quanto ricevuto illecitamente. «I miei genitori hanno messo in vendita la casa di proprietà di Limone Piemonte e sono disponibili a darmi il ricavato per potermi consentire di mettere lo stesso a disposizione della Procura e del giudice in modo da effettuare le restituzioni previste dalla legge delle utilità, ricevute ovviamente nei limiti delle mie possibilità», ha affermato.