1 gennaio
Oggi, ma nel 1679, a Torino, nel capo d’anno, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, reggente del piccolo sovrano Vittorio Amedeo II, la futura “Volpe savoiarda”, che aveva 13 anni, inaugurava l’Accademia reale, che sorgeva sulle fondamenta della Scuola di artiglieria e fortificazioni, prima nel suo genere al mondo, all’insegna della massima tradizione secolare, benché destinata ufficialmente a formare i nobili alla vita di corte ufficiosamente preparava i futuri ufficiali da inserire nei ranghi dell'esercito. Spaziando dallo studio della letteratura agli esercizi equestri passando per l’allenamento al ballo, alla scherma, all’utilizzo del francese e alle prove di tiro.
Diverrà propriamente militare dal 2 novembre 1815, per volontà di Vittorio Emanuele I - e lo sarà effettivamente fino al termine del 1862, quando su impulso del già ministro della Guerra del regno di Sardegna, il generale Manfredo Fanti, la collocazione sarà spostata a Modena, nel palazzo ducale, inglobando poi anche i corsi provenienti dalla Nunziatella di Napoli con base a Pizzofalcone dal 18 novembre 1787 - utilizzando sempre la stessa centralissima sede (nella foto, particolare, il prospetto dell’inserimento dell’edificio, col grande piazzale d’armi riservato alle esercitazioni cavalleresche, nel contesto del quadrante degli alloggiamenti e delle residenze della dinastia regnante nel capoluogo piemontese).
Tecnicamente l’istituzione torinese anticipava i rinomati ed elitari sodalizi riservati all’educazione da battaglia dei massimi elementi delle armate di terra come quello di Russia, a San Pietroburgo, che aprirà i battenti nel 1723, d’Inghilterra, a Woolwich, che verrà fondato nel 1741, di Prussia che entrerà in funzione, a Potsdam, nel 1745, di Francia, a Fontainebleau, che risalirà al 1751, d’America, a West Point, che verrà creato nel 1802. Il progetto originario del quartier generale dell'Accademia reale torinese era del defunto duca Carlo Emanuele II, morto il 12 giugno 1675, ed era stato eretto dall’architetto e ingegnere torinese Amedeo Cognengo di Castellamonte, che aveva già curato, tra l’altro, l’edificazione della Reggia di Venaria, l’ampliamento della Cavallerizza e la sistemazione del Parco del Valentino proseguendo i lavori di pregio avviati dal padre Carlo.