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10 agosto
Oggi, ma nel 1944, a Milano, in piazzale Loreto, alle 6.10, il capitano delle SS Theodor Saevecke, comandante della sicurezza nazista in città e provincia, dal 13 settembre 1943, con sede nell'Hotel Regina di via Silvio Pellico, faceva fucilare, da militi fascisti del gruppo Guglielmo Oberdan della legione Ettore Muti, 15 partigiani, prelevati dal carcere di San Vittore, lasciando i cadaveri esposti al pubblico (nella foto, particolare del dipinto del pittore e scultore milanese di origine sassarese Aligi Sassu, intitolato "I martiri di piazzale Loreto", realizzato proprio nell’agosto di quel 1944, olio su tela, di dimensioni 150x200 centimetri, esposto per la prima volta nella mostra veneziana, Biennale del realismo, del 1952 e fatto acquistare in quel contesto dal critico d’arte Giulio Carlo Argan alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, dove verrà esposto e conservato), come monito, fino alle 20, sorvegliati dalle camicie nere che impedivano anche ai parenti di rendere omaggio ai defunti.
L'azione era stata decisa quale rappresaglia dell'attentato dell'8 agosto precedente, attribuito alle formazioni resistenziali, compiuto con due bombe, in viale Duca degli Abruzzi, contro il camion tedesco targato WM 111092, guidato dal soldato nazista Heinz Kuhn, nel quale però non vi erano stati morti tra i militari con la croce uncinata, ma erano periti 6 cittadini meneghini e ne erano rimasti feriti altri 11. Le vittime erano: Gian Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo Del Riccio, che era il più giovane, classe 1923, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo, Tullio Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore Principato, che era il più anziano, del 1892, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo, Vitale Vertemati.
Il 29 aprile 1945 piazzale Loreto diverrà nuovamente un luogo simbolo per la storia nazionale. Vi verranno appesi a testa in giù, al traliccio del distributore di benzina Esso, i cadaveri di Benito Mussolini e di Claretta Petacci, fatti fuori il giorno prima, a Giulino di Mezzegra, in quel di Como. E con loro, a fare da macabro corollario, verranno esposti i corpi senza vita di altri 16 gerarchi fascisti, giustiziati a Dongo, sempre nel comasco. Tra i cadaveri lasciati al pubblico ludibrio vi erano, oltre quelli del Duce e della sua storica amante, quelli di: Alessandro Pavolini, Achille Starace, Francesco Maria Barracu, Ferdinando Mezzasoma, Marcello Petacci, Paolo Zerbino. In occasione della commemorazione del 10 agosto 1960, in piazzale Loreto, all’angolo con via Andrea Doria, verrà scoperto il monumento, opera dello scultore milanese Giannino Castiglioni, realizzato in pietra Simona, sienite della Balma e trachite, sostitutivo dell’iniziale cippo squadrato, del 10 agosto 1945, che ricordava l’estremo sacrificio dei partigiani crivellati di proiettili in quel posto. Saevecke, di Amburgo, del 1911, che verrà ricordato come boia di Piazzale Loreto, il 9 giugno 1999 verrà condannato all’ergastolo, in contumacia, dal tribunale militare di Torino, ma di fatto non verrà estradato né sarà sottoposto ad alcun processo in Germania. Il decesso avverrà, a 89 anni, il 16 dicembre 2000, nella sua città natale.