Today

10 marzo

10 Marzo 2025

Oggi, ma nel 1899, a Pechino, Renato De Martino, ambasciatore italiano in Cina dal 6 marzo precedente, inviava l’ultimatum al governo locale per l’occupazione della baia di San Mun, area da utilizzare quale sfruttamento coloniale e come particolare tipo di stazione carbonifera, ma il proposito rimarrà senza successo perché interverrà il primo ministro inglese Robert Gascoyne-Cecil, terzo marchese di Salisbury, e farà cadere la richiesta. L'Italia tentava la via sperimentata già dalla Germania, il 14 novembre 1897, con la baia di Kiao-ciau, in tedesco Kiautschou-Bucht, con capitale Tsingtao, estensione di 552 chilometri e popolazione di 200mila abitanti, dazione che poi durerà fino al 20 giugno 1919 e si interromperà per via del trattato di Versailles, dopo la fine della grande guerra.

L’azione capeggiata da De Martino - di Tangeri, classe 1843, già alla testa della sede di rappresentanza in Brasile, figlio d’arte di Ambrogio, ultimo alla guida del dicastero degli Esteri del regno borbonico delle due Sicilie - che come preannunciato si rivelerà sfortunata per l’emissario diplomatico di Roma poiché la concessione non verrà rilasciata, si consumava tre soli anni dopo l’annientamento -per il Belpaese erano stati contati: 7mila morti, 1500 feriti, 3mila prigionieri- avvenuto ad Adua, l’1 marzo 1896, da parte degli abissini. Il flop sarà motivato anche dall’influenza, non positiva, dell’ammiraglio Felice Napoleone Canevaro, ministro degli Esteri.

La pessima riuscita del tentativo dell’Italia liberale di farsi spazio nella terra del Celeste impero porterà al repentino ritiro delle navi del Belpaese presenti sul posto come appoggio militare a sostegno dell’operazione targata primo ministro Luigi Pelloux, in carica dal 29 giugno 1898, avallata dal sovrano savoiardo Umberto I, e strategicamente attuata dalle ambascerie col vessillo del tricolore sabaudo. Come titolerà il quotidiano torinese “La Stampa”, nell’edizione del 4 agosto di quello stesso 1899. Naufragava, contestualmente, anche il sogno di comperare l’esclusiva dell’intrapresa commerciale per l’intera provincia costiera dello Zhejiang.

Tutta la triste vicenda, che si consumava dopo che l’Italia fosse stata esclusa anche dai grandi giochi di potere per la prima spartizione dell’Africa, verrà sviscerata nell’articolo scientifico che sarà scritto da Rosaria Quartararo e sarà intitolato “L´affare di San-Mun. Un episodio dell´imperialismo coloniale italiano alla fine del secolo XIX”, su Clio, rivista trimestrale di studi storici, volume. 33, numero 3, del 1997, alle pagine 453-498. Solo in un secondo tempo arriverà la concessione italiana di Tientsin (nell’immagine, particolare, parata in divisa con cannone, nello scatto tratto dall’esclusivo album di Paolo Maggiani “Le foto ritrovate della colonia italiana dimenticata”, Carrara giugno 2016), di 458mila metri quadrati, che resisterà tra il 1901 e il 1943, con la firma del protocollo dei Boxer del 7 settembre 1901.