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10 ottobre

Oggi, ma nel 1980, a Roma, veniva rimesso in libertà dalla detenzione nel Forte Boccea l’obiettore totale di coscienza Sergio Andreis, che era in prigione, prima a Gaeta, in provincia di Latina, e poi nella Capitale, dal 10 luglio 1979, dopo essere stato graziato del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Andreis (nella foto, particolare, dall’archivio storico della Camera dei deputati) era stato condannato per diserzione. Ma la sua vicenda si era complicata perché, nonostante l’intervento del capo dello Stato, era stato trattenuto in rigore, su decisione del tribunale militare, per aver rivelato le condizioni del penitenziario di Gaeta, notizie considerate “rubate” in quanto coperte da segreto militare.

Le informazioni vergate da Andreis in una lettera erano state sequestrate dalla censura militare, ma un giornale bresciano era riuscito a pubblicare ugualmente il reportage dall’interno scritto da Andreis che riportava come la casa circondariale di Gaeta fosse di fatto un lager. La struttura militare incriminata, situata nell’ala angioina del castello angioino-aragonese edificato nel VI secolo dopo Cristo, dopo una moltitudine di proteste popolari, verrà chiusa, il 20 novembre di quel 1980, nonostante il parere contrario del ministro della Difesa, il socialista Lelio Lagorio. Poi il carcere verrà dismesso definitivamente il 30 giugno 1990.

In virtù della sua contrarietà totale al servizio di naja, anche nella forma non armata, Andreis, di Brescia, classe 1952, laureato in lingua e letteratura anglo-americana all’università di Milano, ambientalista, pacifista, aveva rifiutato di prestare sia il servizio militare di leva che quello sostitutivo civile, contravvenendo a quanto disposto dalla legge 15 dicembre 1972 numero 772 recante “Norme in materia di obiezione di coscienza”. Il suo caso era divenuto di portata mediatica nazionale, con tanto di interrogazioni parlamentari. Il clamore era stato implementato anche per l’interessamento dell’organizzazione Amnesty International e dei Radicali italiani, che lo avevano sostenuto nella sua battaglia in cella per poter conservare il suo regime alimentare da vegetariano. Il punto sul quale il suo percorso dietro le sbarre si era inasprito era stato l’aver rifiutato di mangiare il panettone offerto dall’amministrazione penitenziaria. Poi la questione si risolverà.

Nel 1985 Andreis verrà eletto in Consiglio regionale della Lombardia con i Verdi, che in quella tornata conquisteranno due seggi, quello di Andreis e quello di Roberto Albanese, prendendo complessivamente il 2,4 per cento dei consensi pari a 146.835 voti. Il 2 luglio 1987 Andreis entrerà alla Camera dei deputati, eletto sempre con i Verdi, che, coordinati dal segretario nazionale Giovanni Mattioli, otterranno 13 seggi, avendo totalizzato il 2,51 per cento delle preferenze, pari a 969.218 voti. Andreis, che si era presentato all’appuntamento con le urne nella circoscrizione elettorale Como-Sondrio-Varese, rimarrà in carica per tutta la X legislatura, fino al 22 aprile 1992.