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14 luglio
Oggi, ma nel 1963, da Roma, sul Programma nazionale Rai, ancora in bianco e nero, nella trasmissione promozionale Carosello, nata il 10 febbraio 1957, veniva messo in onda il primo episodio, della durata di un minuto e mezzo, della pubblicità del detersivo Ava della Mira Lanza, società fondata nel 1924 a Genova, con Calimero pulcino nero.
Quest’ultimo era stato creato dai fratelli Giovanni e Antonio Pagotto, in arte Nino e Toni Pagot, con la voce di Ignazio Colnaghi, che aveva anche contribuito all’ideazione del personaggio. Il nome derivava dal fatto che Nino Pagot, considerato tra i pionieri della scuola fumettistica Disney italiana tra il 1937 e il 1941, si fosse sposato nella vecchia basilica milanese di San Calimero, situata nel centro storico. L’ambientazione veneta e rurale, nel paesino di Ovate, invece, era stata ispirata dall'origine veneziana di Nino Pagot, prima del trasferimento nel capoluogo lombardo. Appena nato, bianco, dalla chioccia Cesira, Calimero, ancora con metà del guscio in testa, come una sorta di copricapo, si era sporcato finendo in una pozza ed era divenuto nero e per questo non era stato più riconosciuto dalla mamma. Ma, dopo aver vissuto alcune esperienze nell'ambiente circostante, piccole disavventure dal simbolico significato pedagogico, grazie all'intervento della bionda Olandesina (nella foto, particolare, proprio con Calimero nella iconica prima uscita televisiva del pulcino piccolo e nero), altro storico emblema della campagna promozionale avviata dalla società di candele steariche, saponi e detersivi, il pulcino tornerà bianco e verrà riaccolto dalla madre.
Il lancio dello slogan «Ava, come lava!», col fustino che costava 90 lire, era il momento topico della reclame passata sul piccolo schermo nell'ora di punta, tra le 20.50 e le 21, prima che le trasmissioni tv s'interrompessero per mandare i bambini e non solo a dormire. Ma anche altre espressioni pronunciate da Calimero, che diverrà una stella indiscussa della propaganda commerciale degli anni Sessanta, diverranno d'uso comune nell'Italia degli anni ‘60. Come «eh, che maniere!», o «qui fanno sempre così, perché loro sono grandi e io sono piccolo e nero», ed ancora «è un'ingiustizia però!». Quest'ultima considerata un vero tormentone. Pure l’appellativo di “brutto anatroccolo”, come il titolo della fiaba del danese Hans Christian Andersen, risalente al 1843, veniva ribadito da Calimero e diverrà d'uso comune nel Belpaese, non sempre con accezione di finale positivo, come nella fiaba dove la conclusione era la trasformazione del goffo anatroccolo dalle piume cineree in splendido cigno candido. Ma anche i protagonisti che accompagnavano Calimero nel breve filmato entreranno a far parte dell’immaginario collettivo del Belpaese, a cominciare dallo smaliziato papero Piero Paperazzi al saccente maestro Gufo Saggio, che facevano da contraltare alle figure positive come la fidanzata Priscilla, pulcina gialla dall’inconfondibile fiocco rosa in testa, il padre, lo scontroso vigile Gallettoni, e l’amico Valeriano, un passero verde ossessionato dai film. Ed ancora c’erano altri comprimari come ad esempio Teofilo, il cugino capellone, e zio Giobatta.
Dopo la serie di episodi dedicata a Carosello, Calimero sarà al centro di altri 290 storie a colori, che verranno prodotte tra il 1974 e il 1975 e il 1992 e il 1993, dalla collaborazione tra l'emittente di Stato tricolore e le realtà nipponiche Telescreen Japan, TV Tokyo e Mitsui, che riscuoteranno notevole successo anche in Giappone. La vicenda del pulcino nero verrà raccontata per la prima volta, in occasione del 50° anniversario della nascita, nelle 96 pagine del saggio intitolato “Calimero, la storia”, curato da Dario Cimorelli per la casa editrice Silvana, di Cinisello Balsamo, nel 2013.