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20 dicembre
Oggi, ma nel 1962, a Roma, il parlamento approvava in via definitiva la legge numero 1720 con la quale veniva istituita la prima Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. La legge verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica, serie generale, numero 331, del 29 dicembre successivo. L’iniziativa normativa era stata promossa dal senatore siciliano Simone Gatto, esponente del Partito socialista italiano, su impulso di Ferruccio Parri, già capo partigiano “Maurizio”, che aveva avanzato l’idea dal 1958. La Commissione s’insedierà ufficialmente il 14 febbraio successivo e sarà presieduta dal socialista Paolo Rossi, di Bordighera, in provincia di Imperia, classe 1900, che rimarrà in carica fino al 15 maggio di quel 1963 prima di passare il testimone al magistrato Donato Pafundi (nella foto, particolare, al centro, con la toga da procuratore generale della Corte di cassazione, incarico ricoperto dal 1956 al 1958), senatore democristiano originario di Pietragalla, in quel di Potenza, del 1888. Rossi poi, il 18 dicembre 1975, diverrà presidente della Corte costituzionale e manterrà quel ruolo fino al 9 maggio 1978.
La Commissione antimafia, chiamata così per abbreviazione, era inizialmente composta da 15 senatori e altrettanti deputati, che venivano scelti dal presidente del Senato e da quello della Camera. Poi il numero dei componenti salirà a 25 deputati e ad altrettanti senatori. Il primo tentativo di avere una commissione che si occupasse anche di criminalità organizzata siciliana, benché nominalmente incentrata sul mantenimento dell’ordine pubblico nell’isola, risaliva al 14 settembre 1948. In quel caso l’imput parlamentare era partito dopo la controversa strage di Portella della Ginestra, a Piana degli Albanesi, verosimilmente attribuita al bandito Salvatore Giuliano, dell’1 maggio 1947, ma si era tradotta in un nulla di fatto. Anche l’iniziativa di Parri, caldeggiata il 27 novembre 1958, era stata osteggiata dagli schieramenti politici trasversali e non aveva portato ad alcun esito positivo.
L’adunata inaugurale della prima Commissione, quella del 14 febbraio 1963, sarà solo di vetrina e sarà destinata a rimanere unica in quell’anno, per via dello scioglimento anticipato delle camere, che si verificherà il 18 febbraio successivo. La Commissione inizierà realmente i suoi lavori solo il 6 luglio 1963 e orienterà il proprio agire cominciando dall’analisi della strage di Ciaculli, del 30 giugno 1963. Il compito principale della Commissione sarà teorico: studierà, in Sicilia, la genesi e le caratteristiche sociali, storiche e organizzative del fenomeno mafioso, la ramificazione sul territorio, i collegamenti nel resto dell’Italia e all’estero, la ripartizione delle attività illecite e del giro d’affari. Il tutto per tentare di escogitare ed eventualmente produrre misure utili a combattere l’avanzare di Cosa nostra nel Belpaese. Il 4 febbraio 1976 la Commissione dichiarerà terminato l’impegno assunto: pubblicando 42 volumi di atti, pari a 30mila pagine.