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20 marzo

20 Marzo 2025

Oggi, ma nel 1852, a Washington, negli Usa, veniva pubblicata dall’editore John Hewett la prima edizione del romanzo abolizionista “La capanna dello zio Tom”, dell’insegnante e attivista per i diritti degli afro-americani Harriet Beecher Stowe, classe 1811, di Lichtfield nel Connecticut -che uscirà nel Belpaese nello stesso anno per i tipi di Borroni e Scotti librai in Milano e contestualmente per quelli dello Stabilimento tipografico Fontana di Torino- che destava enorme scalpore. Ne verranno acquistate 300mila copie, in inglese, nei 12 mesi dopo il rilascio delle bozze.

E 3mila, corredate da sei illustrazioni a tutta pagina realizzate dall’architetto di Boston Charles Hawland Hammatt Billings (nella foto, particolare, uno dei disegni, quello di pagina 62: “Eliza dice a zio Tom che è stato venduto e che sta scappando per salvare suo figlio”), solo nel primo giorno di vendita. Perché veniva messo in commercio alla luce della promulgazione, avvenuta il 18 settembre 1850, della legge americana sugli schiavi neri fuggiti, reputato come il più controverso provvedimento adottato durante il mandato presidenziale di Millard Fillmore, in carica dal 9 luglio 1950 al 4 marzo 1853.

L’opera, che era ambientata prevalentemente nel Kentucky, che diverrà una delle più importanti ed influenti della letteratura a stelle e strisce, era già apparsa, in 40 puntate, sul “National Era”, giornale della capitale Usa di forte impronta anti-segregazione, a cominciare dal numero del 5 giugno 1851. Verosimilmente la Stowe era stata mossa dal racconto sulla schiavitù “La vita di Josiah Henson, ex schiavo, ora Abitante del Canada, scritta da lui stesso”, del 1849.

Il volume “La capanna dello zio Tom” era stato composto a Brunswick, nel Maine, dove il marito dell’autrice, Calvin Ellis Stowe, insegnava al Bowdoin College. La prima versione per il grande schermo nella lingua di Dante Alighieri sarà dell’1 settembre 1918, in bianco e nero, muto, per la regia di Riccardo Tolentino, prodotto da Italo-Egiziana film, che si avvarrà di interpreti italici tra i quali vi saranno anche la canzonettista Maria Campi e l’attrice Paola Pezzaglia. Mentre negli States la prima trasposizione cinematografica sarà il corto del 1903 con Edwin Porter dietro la macchina da presa.