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23 novembre
Oggi, ma nel 1980, a Napoli, approfittando del terremoto dell’Irpinia, che ufficialmente farà registrare 2914 morti, nel carcere di Poggioreale, un gruppo di sicari, legati al camorrista Raffaele Cutolo, faceva fuori malavitosi rivali che erano in arresto. L’operazione era guidata da Giacomo Frattini, di 22 anni, soprannominato “Bambulella”, esponente di primo piano della Fratellanza napoletana, futura Nuova camorra organizzata.
Quella bravata gli costerà la vita. Il cadavere verrà ritrovato, il 21 gennaio 1982, in via Pier delle Vigne, nel centro storico partenopeo, grazie alla telefonata anonima alla redazione cittadina dell’Ansa. Verrà scoperto martoriato, avvolto in una coperta, dentro la Fiat 500 familiare bianca, targata NA 681460 (nella foto, particolare, dall’archivio storico dell’agenzia Newfotosud), col cuore strappato dal petto, decapitato, con le mani mozzate. Le parti anatomiche verranno infilate in due sacchetti di plastica, lasciati sempre nell'auto, sui sedili anteriori, per inviare precisi segnali nella guerra tra cosche contrapposte. La vittima verrà scarcerata 21 giorni prima dell’esecuzione, ossia il 28 dicembre 1981, dal penitenziario di Bari. La sua scomparsa verrà denunciata in Questura il giorno prima del ritrovamento del corpo, il 20 gennaio di quel 1982. L'autopsia rivelerà che, dopo essere stato sequestrato, Frattini verrà sfregiato con molteplici coltellate al viso, da vivo. Poi arriverà il trattamento che sarà definito dalla stampa "da macelleria messicana".
L’omicidio, che per la sua crudeltà desterà enorme scalpore non solo in Campania, ma in tutto il Belpaese, verrà architettato da Luigi Giuliano, detto “o re”, che inizialmente aveva maturato l’idea di crocifiggere Frattini davanti alla casa-castello del nemico numero uno, “don Rafele”, a Ottaviano. Ad aiutare Giuliano ci sarà Paolo Di Lauro, futuro “Ciruzzo ‘o milionario”. L’agguato mortale a Frattini, reputato non a caso tra i più efferati della storia della criminalità organizzata all’ombra del Vesuvio, verrà materialmente compiuto, vicino l’Orto botanico, da Aniello La Monica, che inizialmente per mestiere squartava bestie.
Il regolamento dei conti sarà, verosimilmente, la risposta dei cutoliani proprio al massacro avvenuto, la sera del 23 novembre 1980, nell’infermeria di Poggioreale. Tre erano i morti in quell’occasione: Antonio Palmieri, detto ''o Muscio', Michele Casillo, finito con 84 coltellate, Giuseppe Clemente. I retroscena del delitto Frattini verranno fuori, 27 anni dopo, anche grazie alle rivelazioni dei pentiti Guglielmo e Salvatore Giuliano, fratelli di Luigi, Giuseppe Misso, Pasquale Gatto e Maurizio Prestieri. Il 23 maggio 2014 la Corte di cassazione confermerà l’ergastolo per Di Lauro, Luigi Vollaro, Raffaele Abbinante, Renato Cinquegranella, coinvolti nella feroce fine di Frattini.