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23 settembre

Oggi, ma nel 1910, a Domodossola, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, si schiantava al suolo, col suo monoplano Bleriot XI, aereo costruito da Louis Bleriot, lungo 8 metri, da un’altezza di 20 metri, per cedimento strutturale delle ali di 7 metri, mentre tentava la manovra di atterraggio, l’ingegnere ed aviatore di origine peruviana, ma nato a Parigi, Jorge “Geo” Chávez Dartnell, di 23 anni.

Era il primo uomo a compiere la trasvolata delle Alpi. Nonostante l’esito sfortunato, riusciva nell’intento partendo da Briga, nel Canton Vallese, in Svizzera, fino a Domodossola, che era tappa intermedia del più articolato tour aereo. L’impatto avveniva 45 minuti dopo il decollo. Con il suo mezzo in legno e tela, tenuto insieme da corde di pianoforte e con due ruote di bicicletta come carrello, spinto da motore francese Gnome, dei fratelli Louis e Laurent Seguin, da 50 cavalli, in grado di raggiungere la velocità di 85 chilometri all’ora, alimentato a benzina arricchita da olio di ricino, aveva impiegato 20 minuti in meno rispetto al tempo necessario al treno nel coprire la stessa tratta. Un record.

L’impresa rientrava nel circuito internazionale aereo di Milano, che comprendeva proprio il pericoloso sorvolo della catena montuosa alpina, insidiosa per le correnti ascensionali. Il raid era stato promosso dal presidente del Touring club tricolore, Arturo Mercanti, con la collaborazione del quotidiano milanese “Corriere della Sera”. Era previsto dal 18 al 24 settembre. “Geo” Chávez, che era l’unico rimasto dei 5 partecipanti iscritti -gli altri 4 erano stati costretti al ritiro da noie tecniche-, veniva estratto dai rottami del suo mezzo alato (nella foto, particolare) ancora vivo e trasportato nell’ospedale cittadino. Ma morirà nel nosocomio il 27 settembre successivo. Il Gran premio della traversata delle Alpi prevedeva che i temerari dell’aria percorressero la rotta partendo da Briga, sorvolando il passo del Sempione, col tunnel aperto il 24 febbraio 1905, che sarebbe stato il punto più alto, a 2200 metri sul livello del mare, Domodossola, Stresa, Varese e giungendo allo scalo di Taliedo, aerodromo d’Italia, inaugurato all’inizio di quel 1910, entro 24 ore dalla partenza. Il premio in palio era di 100mila lire, che secondo il regolamento sarebbe stato da spartire tra i primi tre classificati, ma che di fatto era appannaggio solo del giovane franco-peruviano.

La triste fine di “Geo” Chávez Dartnell e il suo cimento da pioniere del volo avranno larga risonanza, non solo nel Belpaese. Anche grazie all’intervista realizzata dall’inviato del “Corsera” Luigi Barzini proprio mentre il nuovo eroe dei cieli sarà moribondo nel letto della struttura sanitaria San Biagio. Giovanni Pascoli, cantore d’Italia d’inizio Novecento, invece, dedicherà i suoi versi alla sfortunata avventura, nel novembre successivo, con la poesia “Chavez”, che verrà pubblicata sul mensile di attualità “XX Secolo”, nel numero di gennaio 1911. Componimento che poi verrà inserito nella terza edizione della raccolta pascoliana “Odi e inni”, quella del 1913, edita da Zanichelli di Bologna. La prima prova dell’aria di “Geo” Chávez Dartnell c’era stata il 15 febbraio precedente, dopo aver ottenuto il brevetto di volo alla scuola transalpina di Henri e Maurice Farman e aver iniziato a fare esperienza proprio con un aereo realizzato dalla ditta Farman.