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24 agosto

Oggi, ma nel 1917, a Roma, sull’Appia nuova, in località Acquasanta, alle 20,30, esplodeva la Santa Barbara della caserma del reparto di artiglieria aerea del regio Esercito. Nello scoppio della polveriera del forte morivano 240 persone, 200 giovani soldati e 40 civili, mentre il Belpaese era impegnato nel primo conflitto mondiale.

I resti dei loro corpi dilaniati, sparsi tra le macerie del fabbricato, verranno ammassati nei cassoni della Croce rossa e non sarà possibile ricomporre i cadaveri per assicurare loro la degna sepoltura. Tra i caduti in divisa grigioverde del “Forte Appio” (nella foto, particolare, il montante d’accesso allo stoccaggio della polvere da sparo rimasto in piedi tra i detriti) vi era anche Alfio Russo, che aveva nel futuro santo di San Giovanni Rotondo il confessore e padre spirituale, fin da quando il frate con le stimmate era cappellano militare nell’ospedale Sales della caserma “La Trinità”, a Napoli, nel quale Russo era stato ricoverato dopo le ferite rimediate in combattimento, per le quali aveva subìto l’amputazione di entrambe le braccia.

Quel deposito, che successivamente sarà base del reparto sistemi informativi automatizzati dell’Aeronautica militare, di via Appia Pignatelli della Capitale, adibito anche alla costruzione di bombe sia da terra che da aviolancio e mine e saltava in aria perché erano state impiegate delle spolette difettose. L’ufficiale addetto al collaudo si era rifiutato di convalidare l’adozione di quel materiale malfunzionante, ma verosimilmente a causa delle necessità belliche, l’addetto alla convalida era stato sostituito con un graduato più accomodante rispetto al volere delle alte gerarchie. Per questo motivo il disastro verrà frettolosamente giustificato come “incidente” e coperto da segreto di Stato.

L’accadimento verrà tolto dall’oblio 98 anni dopo, dal giornalista Enrico Malatesta, studioso di padre Pio da Pietrelcina, durante le ricerche per il suo saggio, di 676 pagine, “La vera storia di Padre Pio”, che sarà pubblicato dall’editore milanese Mursia, nel 2015.