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25 febbraio

Oggi, ma nel 1979, a Venezia, per iniziativa di comitati civici, rinasceva lo storico carnevale della città lagunare dopo il periodo di oblio. Nel 1797, in seguito alla caduta della Repubblica di Venezia e alle occupazioni straniere, napoleonica prima e austriaca poi, era stata vietata la tradizionale sfilata nel centro: per timore di ribellioni e disordini. L'usanza era rimasta intatta, benché sottotono, solo a Burano e a Murano, le isole maggiori della laguna.

La ripresa del 1979 (nella foto, particolare di una scena dei festeggiamenti), avveniva grazie alla mutazione di pensiero, successiva alla riforma della Biennale d'arte, del 1974-1978, che aveva portato ad una nuova visione degli spazi teatrali. Questa innovazione era alla base dell’unione tra il carnevale e il teatro, portata avanti dal regista Maurizio Scaparro, direttore della sezione teatrale della Biennale. La rinata festa in maschera, che passerà alla storia come carnevale di Venezia moderno -rispetto a quello che affondava le radici nel 1094, in un documento del doge Vitale Falier- riusciva a donare nuova linfa ad un appuntamento popolare, elevandolo a manifestazione colta, ma nel contempo partecipata e non elitaria. Venezia diverrà un punto di riferimento internazionale per i giorni in maschera e in costume. Si stabiliva come data d'inizio dei festeggiamenti la coincidenza con il sabato precedente al giovedì grasso ed il termine con il martedì grasso, per una durata complessiva di undici giorni. A differenza del carnevale antecedente, che si protraeva per sei settimane.

Nella versione moderna veniva ripristinato anche il volo dell'angelo, sotto forma di volo della colombina, fino al 2000, e poi dal 2001 nuovamente con una persona in carne ed ossa, appesa al filo in discesa, dal campanile di San Marco, nell'omonima piazza. Inoltre, a partire dal 1999, per interessamento di Bruno Tosi, verrà rimessa in scena anche l'antica festa delle Marie. In origine la ricorrenza annuale del carnevale era stata avviata per concedere uno sfogo alla rigidità su morale, ordine pubblico e divisioni di classe sociale della Serenissima. Anche i poveri e gli ultimi potevano, nascosti dalla maschera, sberleffare i ricchi, deridere i nobili e canzonare le autorità, senza essere puniti.

Dal punto di vista storico, il primo atto burocratico ufficiale era l'editto del 1296 nel quale il Senato della Repubblica di Venezia aveva dichiarato festivo il giorno precedente la Quaresima. Da allora il carnevale aveva offerto davvero a tutti la possibilità, sotto il costume, di partecipare, gioire, dimenticando per quell'occasione le difficoltà del quotidiano e le divisioni di censo e di titolo.