26 marzo

Oggi, ma nel 1946, ad Amarousio, nella periferia dell’Attica, in Grecia, si spegneva, a 73 anni, per cause naturali, l’iconico Spyridion Louis, vincitore, il 10 aprile 1896, ad Atene, della maratona nella prima edizione delle olimpiadi cosiddette moderne, quella che aveva annoverato anche la squalifica, da parte del comitato presieduto dal principe Costantino I, dell’azzurro Carlo Airoldi, erroneamente ritenuto professionista. Airoldi era giunto a piedi dalla natia Origgio, in quel di Varese, nella sede dei giochi a cinque cerchi in 28 giorni. In realtà l’azzurro, che era partito il 28 febbraio e arrivato il 31 marzo di quel 1896, sponsorizzato nell’impresa dal giornale milanese “La bicicletta”, per vivere era operaio in una fabbrica di cioccolato. Era stato escluso soprattutto per aver percepito il premio di 2mila peseta quale trionfatore della sfida Milano-Marsiglia-Barcellona con partenza l’8 settembre 1895.
Airoldi aveva tentato di gareggiare contro Louis ugualmente, anche da non iscritto, per tentare di dimostrare d’essere il migliore atleta nella prova reputata maggiormente significativa non solo per i padroni di casa e che affondava le radici nella leggenda dell’emerodromo ateniese Filippide schiantato dallo sforzo di coprire la distanza tra Maratona ed Atene il 12 settembre 490 avanti Cristo, ma era stato fermato dai giudici ed era anche finito in carcere. Quindi aveva ulteriormente sfidato Louis, pubblicamente, ma quest’ultimo -che aveva coperto i 42 chilometri del cimento in 2 ore e 58 minuti e 50 secondi, meritato la coppa e 25mila lire di premio- non aveva assolutamente raccolto la provocazione. Anche perché era conscio della inossidabile tempra dell’avversario italico. Quella vittoria olimpica (nella foto, particolare, durante la cerimonia di premiazione, nello scatto di Albert Meyer) lo aveva reso eroe nazionale ribaltando l’iniziale condizione di portatore d’acqua e pastore, nonostante si fosse fregiato dello status di militare per aver prestato servizio, paragonabile a quello di leva, tra il 1893 e il 1895. La singolare questione dell’accesa rivalità tra Louis, classe 1873, e Airoldi, del 1869, era entrata negli annali della storia dello sport e aveva travalicato i confini del Belpaese.