TODAY
29 agosto
Oggi, ma nel 1862, a Sant’Eufemia d’Aspromonte, sul massiccio montuoso calabro, in provincia di Reggio Calabria, a 1310 metri sul livello del mare, veniva ferito Giuseppe Garibaldi. Il Generale veniva centrato da due palle di carabina, una all'anca sinistra e una al malleolo destro, sparate dal tenente Luigi Ferrari, ufficiale che era alla testa del 4° battaglione, che per il suo gesto, il 30 settembre successivo, verrà insignito della medaglia d’oro al valor militare. L’episodio avveniva durante lo scontro tra i garibaldini, intenzionati a marciare verso Roma e a scalzare Papa Pio IX -con un gesto che avrebbe tolto al pontefice il potere temporale e dato la svolta ricercata alla cosiddetta questione romana- e i bersaglieri del regio esercito, comandati dal colonnello Emilio Pallavicini di Priolo.
Il ferimento dell'Eroe dei due mondi verrà eternato nella ballata nota come "Garibaldi fu ferito", il cui testo sarà: Garibaldi fu ferito/Fu ferito in una gamba/Garibaldi che comanda/Che comanda i bersaglier/I bersaglieri passano con la piuma sul cappello/Avanti colonnello, avanti colonnello/I bersaglieri passano con la piuma sul cappello/Avanti colonnello, avanti in libertà/I bersaglieri passano con la piuma sul cappello/Avanti colonnello, avanti colonnello/I bersaglieri passano con la piuma sul cappello/Avanti colonnello, avanti in libertà".
Lo scontro a fuoco durava dieci minuti e causava la morte di 7 garibaldini e di 5 militari regolari e il ferimento di 20 camicie rosse e di 14 fanti piumati. Lo svolgimento dell’azione rimarrà questione controversa perché, secondo la versione più accreditata, Garibaldi avrebbe tentato di evitare il tiro incrociato tra fratelli italiani. Al termine della sparatoria, Garibaldi, che era accompagnato sul campo di battaglia dal figlio Menotti, anche lui sanguinante al polpaccio sinistro, veniva fatto stendere su una barella, soccorso dai medici Pietro Ripari, Enrico Albanese, Giuseppe Basile, e arrestato.
Il 31 agosto successivo verrà trasportato nel porto militare di La Spezia a bordo della pirofregata Duca di Genova e il 2 settembre sarà trasferito nella fortezza del Varignano, frazione di Porto Venere (nella foto, particolare, Garibaldi durante la degenza nell’ex lazzaretto del Varignano, nello scatto realizzato, tra il 29 agosto e il 22 ottobre 1862, da Giovanni Morotti e conservato, nel fondo Giovanni Battista Zitti, nell’archivio del Museo dell’Ottocento dell’Accademia di belle arti Luigi Tadini di Lovere, in quel di Bergamo). La ferita più preoccupante era quella al piede e la pallottola verrà estratta il 23 novembre successivo, a Pisa, dal chirurgo Ferdinando Zannetti e verrà esposta nel Museo del Risorgimento della Capitale, al Vittoriano. Il luogo del ferimento del generale Garibaldi verrà ricordato con un cippo commemorativo, che verrà poi affiancato da un mausoleo.