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5 luglio

Oggi, ma nel 1875, a Pompei, in provincia di Napoli, nella casa di Lucio Cecilio Giocondo, sepolta dalla lava nell’eruzione del Vesuvio del 24-25 ottobre 79 dopo Cristo, durante gli scavi, veniva rinvenuto il gruppo di 127 tavolette cerate usate abitualmente dal banchiere per le annotazioni. Scriveva i suoi conti e appunti correlati incidendo la superficie morbida con un oggetto appuntito, come d’uso in quel tempo (nella foto, particolare, come nell’affresco romano, di autore anonimo, di 36x30 centimetri, con due fanciulle intente a comporre messaggi su supporto cerato, rinvenuto nell’area vesuviana e confluito nel Museo archeologico di Napoli, con il numero di inventario 9074). Verranno datate tra il 15 ed il 62 e verranno consegnate al Museo nazionale del capoluogo partenopeo. Risultavano, insieme a quelle scoperte due giorni prima, 3 luglio di quel 1875, le più antiche.

Nel caso specifico erano in sintonia con l’attività svolta dal proprietario. Tutta la vicenda verrà raccontata nel volume di Giulio De Petra, archeologo abruzzese, originario di Casoli, in quel di Chieti, classe 1841, allievo di Giuseppe Fiorelli nell’ateneo napoletano, ordinario di Archeologia nella medesima università, dal 28 novembre 1872, e direttore del Museo archeologico nazionale napoletano, dal 2 maggio 1875. Il libro si intitolerà “Le tavolette cerate di Pompei rinvenute il 3 e il 5 luglio 1875” e sarà pubblicato, come atti della conferenza tenuta dallo stesso De Petra all’Accademia nazionale dei Lincei, a Roma, il 23 aprile 1876. Verrà dato alle stampe dall’editore Coi tipi Del Salviucci, nel 1876, per 86 pagine con quattro tavole fuori testo.